Tra rimembranze storiche e richiami alla fantascienza, il 2020 si propone come l’anno della ripresa della corsa allo spazio eso-atmosferico.
Dopo l’annuncio della nuova Space Force statunitense da parte di Donald Trump, hanno fatto seguito altri programmi di rilancio della politica spaziale, che in prima fila vede ancora una volta USA, Russia e Cina. A questi programmi, alcuni rinnovati, altri consolidati, si sono aggiunti Francia, Giappone e, in maniera defilata, anche Israele ed India.
Non si fa più mistero del fatto che lo spazio sarà sicuramente il nuovo terreno di scontro nell’affermazione della potenza in campo militare, ma anche scientifico ed economico. Temi di interesse globale, come la guerra dell’informazione e i cambiamenti climatici, sono sul tavolo di tutti i governi e trovano sempre più spazio nell’agenda della politica internazionale.
Gli Stati Uniti hanno riavviato in grande stile il loro programma spaziale, dopo l’archiviazione del programma Space Shuttle del 2011. Il rilancio dell’attività di conquista dello spazio è ripreso con il programma Artemis nel 2017, portato avanti in cooperazione tra la NASA, la JAXA (l’agenzia spaziale giapponese), la CSA (Canadian Space Agency) e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il programma ha come obiettivo l’approdo sul suolo lunare “della prima donna e del prossimo uomo”, e come finalità ultima prevede, nel lungo periodo, la colonizzazione lunare e l’approdo su Marte.
È sicuramente un progetto ambizioso, e la grande rivoluzione spaziale è oggi supportata da entità private, che investono la gran parte dei capitali per la ricerca nel campo. Del giro d’affari dell’industria aerospaziale, che ammonta a 360 miliardi di dollari in tutto il mondo, solo 80 provengono da finanziamenti pubblici. Multimiliardari visionari come Elon Musk e Jeff Bezos hanno inaugurato una nuova stagione delle esplorazioni spaziali. La missione Space X Demo 2, partita lo scorso 30 maggio, sancisce l’inizio di un nuovo corso, con l’utilizzo di navicelle spaziali realizzate da privati.
Parallelamente, anche Russia e Cina continuano ad essere Paesi preminentemente interessati dalla sfida spaziale. La Federazione è stato l’unico Paese, nell’ultimo decennio, a effettuare voli di rifornimento verso la Stazione Spaziale Internazionale con navicelle proprie, trasportando anche equipaggi americani. La Cina, da diversi anni, sta progettando il lancio di una propria stazione spaziale, implementando il programma Tiangong (Palazzo Celeste), con un terzo progetto che vedrà la luce a partire dal 2022.
Sullo sfondo, anche altri Paesi hanno lanciato la costituzione di forze aerospaziali, così come fatto dalla Francia e il Giappone, che ha varato recentemente una piccola squadra spaziale, di appena venti unità. Più che l’esiguo numero di risorse umane, è l’impronta politica che questa decisione ha: l’agenzia spaziale giapponese, come detto, coltiva degli interessi di cooperazione con gli USA, proprio in virtù di un timore della militarizzazione delle orbite, dunque con la necessità di soddisfare degli obiettivi difensivi da un lato, e una sorta di deterrente militare.
Anche l’Ue e l’Italia si candidano ad essere protagonisti di questa nuova stagione spaziale. A seguito del vertice interministeriale di Siviglia del novembre scorso, l’Unione ha posto le basi per un nuovo slancio verso le stelle: è stato stanziato un budget di circa 14,4 miliardi in quattro anni, di cui l’Italia è terzo contributore assoluto, con 2,282 miliardi (il 16% del totale). Come detto, il Paese gioca un ruolo di primissimo piano nel settore, forte di numerose attività di cooperazione bilaterale e multilaterale, sia come singolo che in un contesto continentale come l’ESA.
Il nostro Paese, d’altronde, è un’eccellenza riconosciuta nel settore: dalla motoristica alla componentistica, ai sistemi software, le aziende italiane coinvolte nel settore sono centinaia. Vi sono una serie di distretti aerospaziali che sono delle vere e proprie fucine di innovazione, da Nord a Sud, il cui contributo al PIL è in costante crescita, anche per numero di addetti specializzati coinvolti.
La necessità di investire nel settore, anche per l’Italia, ha diversi risvolti strategici: da un punto di vista del posizionamento nel settore industriale a livello internazionale, con la possibilità di avere una voce sempre più autorevole sia nella progettazione di velivoli e strumentazioni che a livello di strategia politica e cooperativa di lungo periodo. A tal proposito, ad esempio, ricordiamo il ruolo di primissimo livello ricoperto da aziende come Leonardo, Avio e Alenia, coinvolte in progetti di rilevanza internazionale, ma anche tutto il microcosmo di micro, piccole e medie imprese che contribuiscono ad arricchire un indotto importante per l’intero settore. Tale crescita, a livello interno si riflette in maniera positiva sull’incremento delle attività ad altissima specializzazione tecnologica, con delle ricadute positive sul territorio, dall’alta formazione alla crescita della domanda di beni e servizi ad alto valore aggiunto.
Inoltre, il ruolo della ricerca scientifica, che ha importanti risvolti economici anche per attività prettamente “terrestri”, dal monitoraggio climatico alle telecomunicazioni, agli studi biomedici, conferisce la possibilità di adottare degli strumenti utili a mantenere ed incrementare il benessere della popolazione a livello globale.
In un periodo emergenziale come quello in corso, investire in tecnologie aerospaziali e satellitari come quelle che l’Italia, all’interno dell’ESA, sta sviluppando, consentono di monitorare possibili situazioni di pericolo per la popolazione in tempo reale, preservando la sicurezza e la salute dei cittadini.