Proteggere l’acqua per tutelare la nostra salute. Intervista a Vito Uricchio

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci ha ricordato quando sia importante avere un’acqua sicura e accessibile a tutti. Ma non solo: l’analisi delle acque ci offre una fotografia in tempo reale della nostra salute consentendo di mappare il virus e la sua diffusione. Ecco perché dobbiamo salvaguardare la risorsa più importante sotto ogni aspetto: ridurre gli sprechi, migliorare la depurazione e vigilare sulla qualità. La ripartenza post Covid è anche l’occasione per realizzare un modello più sostenibile di gestione, che limiti i danni dei cambiamenti climatici e riduca l’impronta inquinante dell’uomo sulla risorsa più preziosa di tutte.

Ne abbiamo parlato con Vito Felice Uricchio, Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRSA), con il quale abbiamo siamo partiti esaminando proprio il tema del corretto utilizzo delle risorse idriche ai tempi del coronavirus. 


Dottor Uricchio, in questi tempi di emergenza da Coronavirus l’acqua è stata analizzata per mappare la presenza del virus, cosa ci raccontano le nostre acque, cosa contengono? Possono essere una spia per rilevare precocemente infezioni nella popolazione?

Le acque sono il termometro di tutto ciò che accade nel nostro Pianeta, i cambiamenti della loro qualità e quantità registrano ogni effetto positivo e negativo, naturale o antropico. Tutto finisce nelle acque: detersivi per attività produttiva o domestica, fertilizzanti, pesticidi, interferenti endocrini, solventi, detergenti, plastica. Oltre 100.000 sostanze attualmente utilizzate per le più varie applicazioni. E poi batteri, archaea, funghi, lieviti, alghe, protozoi, virus e prioni e certo anche i coronavirus possono essere rinvenuti in acqua. IRSA altre Istituzioni hanno monitorato le acque reflue collettate dalle reti fognarie evidenziando la presenza del SARS-CoV-2. È importante comunque ribadire che il virus viene inattivato dagli impianti di depurazione e le acque a valle ne risultano prive, inoltre la vitalità del virus è del tutto trascurabile già all’ingresso nei depuratori. In tempi di Covid è utile estendere il campionamento in punti strategici della rete fognaria urbana, si può valutare in tempo reale l’efficacia delle politiche di distanziamento sociale o l’eventuale ricomparsa di nuovi focolai come ha fatto presente il collega Franco Salerno del Cnr-Irsa. 

Pulire le strade o innaffiare i parchi con l’acqua dei fiumi è una pratica che oggi comporta rischi? 

L’incapacità di materiale genico (RNA) del SARS-CoV-2 di riprodursi autonomamente offre sufficienti garanzie sulla possibilità dell’acqua di rappresentare un possibile vettore di infezione, tuttavia l’eventuale ricorso a blandi processi di trattamento potrebbe ridurre ulteriormente il modesto rischio.

L’Italia ha avuto un ruolo chiave nell’introdurre in Europa il tema dell’inquinamento da PFAS. Ci sono PFAS addirittura nei ghiacci artici ma i loro rischi per la salute sono ancora sottovalutati: Trump ad esempio ha deciso di non limitarli. Quali altri passi avanti sono necessari?

Come noto i PFAS sono un gruppo di oltre 4.700 sostanze chimiche altamente persistenti nell’ambiente che sono in grado di contaminare le acque sotterranee, superficiali ed il suolo raggiungendo l’uomo attraverso il cibo e le acque potabili. Vi sono evidenze che possono accumularsi nell’uomo causando gravi effetti sulla salute. Anche grazie al ruolo attivo dell’Italia, il tema è presente nelle agende politiche europee e si stanno immaginando ulteriori ed importanti proposte di restrizioni nel regolamento relativo (REACH) per limitare i rischi per l’ambiente e la salute umana. Le autorità nazionali stanno predisponendo la proposta di restrizione che sarà poi presentata ai comitati scientifici dell’ECHA (European Chemicals Agency) per formulare opinioni da sottoporre alla Commissione Europea e per un successivo passaggio dal Parlamento europeo e dal Consiglio. In funzione di questo articolato percorso, la possibile data di entrata in vigore di questa restrizione è prevista per il 2025. I costi per la società legati ai danni alla salute umana e alle bonifiche in Europa sono stati stimati in decine di miliardi di euro l’anno. Le persone sono principalmente esposte ai PFAS attraverso imballaggi per alimenti, alimenti stessi, acqua potabile, creme e cosmetici, tessuti rivestiti in PFAS o altri prodotti di consumo. In aggiunta la loro persistenza nell’ambiente rende tali sostanze ubiquitarie, addirittura negli organi degli orsi polari e nei ghiacci artici, come correttamente indicato. Per tale motivo è utile porre in essere quanto prima l’adozione di misure precauzionali per limitare gli usi non essenziali di tali sostanze sostituendole con altre meno persistenti e pericolose. La decisione di Trump, recentemente riportata dal New York Times, di non intervenire con le previste limitazioni, appare anomala ed in controtendenza rispetto al resto del mondo.

Ci avviciniamo a quel periodo dell’anno in cui si fa pressante l’allarme siccità, quanto è importante in quest’ottica garantire l’accesso ad un’acqua pulita e depurata per scongiurare la diffusione di epidemie e batteri? IRSA lavora a qualche progetto a proposito delle depurazioni?

Con i cambiamenti climatici in atto i periodi siccitosi si presentano sempre con maggiore frequenza ed anche nel 2020 si sono registrate preoccupazioni non ancora del tutto superate. Garantire un’acqua pulita per il Pianeta è straordinariamente importante in ogni periodo dell’anno: si pensi che nel mondo attualmente ancora 2,2 miliardi di persone (il 28,94% della popolazione mondiale) non dispongono di acqua potabile in casa, circa 4,5 miliardi non hanno accesso a servizi igienici sicuri e circa 870 milioni di persone utilizzano acqua contaminata. La carenza di latrine e fognature e l’impiego di acqua contaminata da batteri patogeni e virus sono alla base della proliferazione di malattie come colera, dissenteria, epatite, poliomielite, tifo e malattie tropicali trascurate, tra cui tracoma, parassitosi intestinale e schistosomiasi che portano alla morte 840 mila persone all’anno, di cui 1.000 bambini al giorno al di sotto dei cinque anni. 

In Italia l’acqua potabile è assolutamente sicura e non presenta criticità microbiologiche grazie alla corretta gestione del ciclo integrato dell’acqua ed all’efficienza dei trattamenti di potabilizzazione. Numerose sono le progettualità che interessano IRSA sui temi della depurazione delle acque e mirano ad obiettivi sempre più ambizioni che portano alla degradazione di inquinanti emergenti e persistenti, alla riduzione della produzione dei fanghi, al risparmio energetico nella depurazione ed alla valorizzazione degli scarti nel segno dell’economia circolare. 

Questo post epidemia è caratterizzato da una riflessione sul modello economico e produttivo da rivedere per tutelare il pianeta. Quali buone pratiche sostiene IRSA CNR attraverso ricerca, innovazione e sperimentazione?

Abbiamo appreso che esiste un forte legame tra le malattie pandemiche o epidemiche e le pressioni di tipo antropico esercitate sugli habitat naturali, la manipolazione e il commercio di animali “selvatici” (wildlife traffic) e le forti modificazioni della biodiversità sono tutti elementi che possono favorire lo spillover, ossia il passaggio di un patogeno (virus o batterio) da una specie ospite ad un’altra. 

Il nuovo modello di sviluppo deve necessariamente puntare al disaccoppiamento dello sfruttamento delle risorse dal benessere economico-sociale. Ma è anche molto importante porre massima attenzione all’igiene ed alla disinfezione al fine di prevenire il propagarsi di patogeni in ogni comparto ambientale: su questo tema le tante tecnologie per la depurazione delle acque messe a punto da IRSA ci aiutano ad intervenire efficacemente. In tale direzione le nostre buone pratiche puntano alla rimozione dalle acque reflue di sostanze fortemente impattanti per la salute umana e degli ecosistemi, alla riduzione dei fanghi di depurazione, alla bonifica dei terreni contaminati con tecniche on-site che valorizzano il contributo di microrganismi e di essenze vegetali, a tecnologie per l’economia circolare finalizzate alla produzione di biopolimeri e bioplastiche da rifiuti, etc. Sono circa 200 i progetti europei, nazionali e regionali attualmente attivi e tutto il nostro impegno va nella direzione di una maggiore sostenibilità delle produzioni e della riduzione degli impatti antropici sull’ambiente.

Come ci ricorda Papa Francesco “non si può pensare di vivere sani abitando un Pianeta malato”.