Ci risiamo: il Reddito di Cittadinanza di nuovo al centro delle menzogne delle opposizioni e, in particolare, di Giorgia Meloni. La deputata, famosa per il vizietto di assentarsi dai lavori parlamentari, si è permessa di dire che il Reddito di Cittadinanza equivale a “strapagare le persone per stare a casa senza fare nulla”.
Sono parole profondamente irrispettose verso 2,8 milioni di persone che grazie a questo strumento di sostegno possono permettersi oggi di fare la spesa e sono uscite da una condizione di povertà.
Anche la Corte dei Conti, in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha di recente evidenziato l’enorme contributo del Reddito di Cittadinanza nell’arginare la condizione di povertà di oltre 1,2 milioni di famiglie. Il pronunciamento della Corte dei Conti è solo l’ultima conferma dell’efficacia della nostra misura: già l’Istat aveva registrato nel 2019 una diminuzione della povertà assoluta, a partire dall’introduzione del Reddito di Cittadinanza, per oltre un milione di famiglie che hanno sperimentato un aumento della capacità di spendere, con effetti positivi anche sull’economia e sulla ripresa dei consumi.
Questo è un aspetto spesso sottovalutato, ma segnalato pochi giorni fa anche dallo Svimez: il Reddito di Cittadinanza è uno stabilizzatore macroeconomico, che soprattutto in periodi di forte crisi, come questo, contiene la caduta dei consumi e quindi contribuisce a tenere aperte migliaia di piccole aziende che vendono i loro prodotti sul mercato interno.
Siamo consapevoli di quanto il programma per il Reddito di Cittadinanza sia articolato e della presenza di aspetti che dovranno essere stimolati per realizzare appieno la nostra riforma. Parliamo ad esempio delle politiche attive del lavoro, di cui ha trattato anche la Corte dei Conti. Anpal, prima della pandemia che ha per forza di cose rallentato tutto il percorso, aveva già consentito di siglare 316 mila patti per il lavoro ad altrettanti beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Di questi oltre 116mila sono stati convocati per un ulteriore colloquio e circa 65mila hanno firmato un contratto di lavoro. Serve senz’altro un’accelerazione in questa direzione e siamo sicuri che la collaborazione tra tutti gli enti coinvolti possa riuscire a migliorare i risultati, ma non va dimenticato che il motore del lavoro sono gli investimenti. I centri per l’impiego non possono creare occupazione, devono invece incrociare con sempre maggiore efficienza la domanda e l’offerta di lavoro, ma agiscono in un determinato contesto. Più l’economia cresce più posti di lavoro riusciranno a stimolare.
Ricordiamo anche che il Reddito e la Pensione di Cittadinanza sono andati in particolar modo alle famiglie con maggiori difficoltà perché gravate dal peso dell’assistenza a persone con disabilità o minori. Nell’ultimo report dell’Osservatorio per il Reddito di Cittadinanza, aggiornato a giugno 2020, sono quasi 432mila le famiglie con minori e 238mila le famiglie con persone con disabilità che possono contare su uno strumento in più per la gestione delle spese familiari.
Per quanto riguarda le persone senza fissa dimora che sicuramente rappresentano una fascia di popolazione particolarmente esposta al rischio povertà, il Ministero del Lavoro ha precisato che i Comuni devono provvedere all’iscrizione di queste persone nei rispettivi registri anagrafici e verificare la loro abituale presenza sul territorio comunale. In questo modo, si può ricostruire la loro residenza in Italia degli ultimi 10 anni, requisito per l’accesso al Reddito. Proprio per raggiungere le persone senza fissa dimora, i senza tetto e quelli in condizione di povertà assoluta, l’Inps ha lanciato l’iniziativa “Inps per tutti” che nasce dalla volontà di favorire l’inclusione sociale attraverso punti informativi nelle realtà cittadine metropolitane. In questo modo, l’Istituto si è avvicinato ai cittadini e si è impegnato a far conoscere tutti gli strumenti messi a disposizione dello Stato per aiutare chi è in difficoltà.
Durante il periodo di pandemia il Reddito di Cittadinanza ha rappresentato un cuscinetto indispensabile per molte famiglie che, già in condizioni precarie, non hanno potuto intensificare la ricerca di un impiego. A questo scopo abbiamo anche pensato al Reddito di emergenza, già richiesto da oltre 450mila famiglie, e che dimostra una volta di più la nostra attenzione verso i più deboli e il fenomeno dell’emarginazione sociale.