Spesso per parlare di povertà educativa e culturale in Italia si citano i numeri. Noi vorremmo raccontare le storie: Salvatore, 11 anni, costretto a fare il garzone al bar; Vincenza, 15 e una grande passione per la musica, messa da parte insieme a la scuola per “portare il pane a casa”; Rosa, 12 anni, che si è “ritirata da scuola” per aiutare la mamma malata. I nomi sono di fantasia ma di storie come queste ce ne sono a decine, tutte con un denominatore comune: l’indigenza figlia dell’enorme acuirsi delle disuguaglianze nel nostro Paese.
A volte quell’aggettivo “educativa” sembra quasi un modo per ridimensionare il problema, per rimuoverne più o meno inconsciamente le cause. Ma se una bambina o un bambino non vanno a scuola, o se ci vanno ma trovando maggiori difficoltà rispetto alla media, le responsabilità non vanno individuate in capo alla famiglia ma alla società. Se un minore d’età su otto in Italia è in povertà assoluta, se 1,2 milioni – di cui 500mila al Sud – vive nel disagio economico come ci dice Save the Children, il problema non sono i genitori ma il modello di società. Non è un caso, infatti, se tra gli studenti e le studentesse provenienti da famiglie cosiddette svantaggiate quasi un quarto non raggiunge le competenze minime in matematica e lettura, mentre nei ragazzi di famiglie agiate questo problema riguarda soltanto il 5%.
Allora la nostra risposta deve essere articolata e radicale se davvero vogliamo “rimuovere le cause” del problema, come peraltro ci impone la Costituzione. Da quando siamo al governo ci stiamo provando con tutte le nostre forze, mettendo in campo strumenti e risorse come nessuno aveva mai fatto prima. Il reddito di cittadinanza è un primo importante intervento, che come certifica l’Istat ha contribuito nel 2019 a ridurre la povertà assoluta per la prima volta dopo quattro anni. Sappiamo bene che ora la pandemia rischia di invertire nuovamente l’andamento, ma è nostra intenzione proseguire con diversi strumenti lungo la strada della riduzione delle disuguaglianze e della lotta senza quartiere alla dispersione scolastica e alla povertà educativa e culturale.
Per questo, già nel decreto Rilancio, in via di approvazione alla Camera per poi passare al vaglio del Senato, abbiamo incrementato di ulteriori 15 milioni di euro la Card Cultura, la carta elettronica di 100 euro per l’acquisto di libri, prodotti e servizi culturali come teatro, musei, cinema e concerti. Questa card è rivolta proprio alle famiglie più svantaggiate, con minori a rischio abbandono scolastico, e il nostro emendamento serve proprio a riconoscere il loro diritto al sapere, le pari opportunità nel fruire della cultura in tutte le sue manifestazioni.
Per troppo tempo c’è stato un disinteresse totale verso quella che invece è la chiave per la crescita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, il fattore che consente loro di scoprirsi e coltivare le proprie inclinazioni e il proprio talento. Se manca questo “nutrimento” il rischio è quello di perpetuare il circolo vizioso della povertà, del disagio. I dati Ocse-PISA del 2019 ci hanno trasmesso una fotografia impietosa della povertà educativa in Italia e hanno messo in luce la crisi del sistema di istruzione e l’incapacità del sistema scolastico di contrastare e superare le disuguaglianze educative. I risultati scolastici dei nostri studenti, che soprattutto in lettura e scienze peggiorano rispetto al passato, continuano ad essere profondamente segnati da ampi divari di carattere territoriale, sociale e di genere, e questo non fa che tradursi in difficoltà e ostacoli che si troveranno inevitabilmente davanti per affrontare la vita quotidiana.
Da quando è al governo, il MoVimento 5 Stelle è stato determinante nella costruzione di una risposta a questa situazione ormai insostenibile, a partire proprio dall’approvazione in via definitiva della prima legge quadro sulla lettura, che ha introdotto tra l’altro la Card Cultura grazie a un nostro emendamento. Una legge che ancora non ha potuto esplicare i suoi effetti proprio a causa dell’emergenza Covid. Il tax credit per le librerie, il riconoscimento per la Capitale del libro, il piano nazionale per la cultura, incentivi alle biblioteche scolastiche, solo per citare alcune delle misure preziose rimaste congelate fino ad oggi e che ora, invece, dovranno dare nuovo slancio al settore.
Grazie ai fondi aggiunti ora con il decreto Rilancio, la Card Cultura ha una dotazione adeguata a inaugurare una nuova stagione di lotta alla povertà educativa e culturale, affiancando le tante misure contro la povertà e quelle specifiche riguardanti l’ambito scolastico, approvate grazie al lavoro che il MoVimento 5 Stelle e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina hanno fatto nei mesi passati. Con i nuovi fondi per la card arriviamo a 16 milioni di euro per 160 mila famiglie con minori: un importante segnale anche per la filiera culturale che ha bisogno di nuova fiducia e sostegno in questo momento di difficoltà.
Dal conto nostro continueremo a lavorare per rafforzare questa alleanza tra scuola e cultura, nella consapevolezza che è l’unica vera leva per costruire una società più giusta, dove ogni bambina o bambino ha le stesse opportunità di studio e di fruizione della produzione culturale, dove non conti più dove sei nato e cresciuto, quale sia il reddito della tua famiglia o il tuo sesso. Quello all’istruzione e alla cultura è un diritto universale riconosciuto a tutte e tutti ed è nostro preciso dovere rimuovere ogni ostacolo alla sua piena realizzazione.
La strada è ancora lunga ma il percorso è tracciato: buon cammino a tutti noi.