di seguito l’intervista rilasciata all’Avvenire da Cristian Romaniello, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati
«C’era una volta un bambino. Abitava negli Stati Uniti, aveva otto anni ed era perseguitato dai bulli. Che lo riempirono di botte nel bagno della scuola. Perché uscire da lì, con la vergogna addosso, tornare in quel mondo respingente che non sapeva come affrontare? Quel bambino c’era una volta ma adesso non c’è più. È rimasto in quel bagno, dove si è impiccato». Brutta storia, ma efficace, quella che Christian Romaniello – deputato del MoVimento 5 Stelle, psicologo originario di Novi Ligure, papà di due bambini piccoli – usa come esempio di una tragedia annunciata ed evitabile.
Romaniello è il primo promotore di una proposta di legge (di iniziativa di un nutrito gruppo di deputati) per la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo.
• Che sono più frequenti di quanto si pensi anche tra i bambini e gli adolescenti. Conferma onorevole?
Confermo. Tra gli articoli della proposta di legge e dei punti in cui si declina ce ne sono di specifici dedicati ai minori e a coloro che con i minori hanno a che fare. In modo esplicito, come il paragrafo “i” dell’articolo 3 che introduce la formazione e l’aggiornamento professionale del personale scolastico, anche nella scuola primaria, in materia del rischio relativo al suicidio. O in modo implicito. È il caso dell’articolo 5 (alla lettera “e”) che prevede la realizzazione di campagne informative finalizzate a disincentivare il possesso di armi.
• Non sarà questa legge a impedire di tenere una pistola o un fucile in casa…
No certo, però, con questa legge, ci sarà almeno la possibilità di spiegare che ciò che ti fa sentire sicuro è invece la fonte della tua insicurezza. La causa della tua tragedia. Non solo perché se hai intenzione di ucciderti con un’arma a portata di mano è più facile realizzare il proposito. Ma anche e soprattutto perché l’arma potrebbe usarla tuo figlio. È capitato, e non così raramente come ci piacerebbe pensare. Su ogni pistola bisognerebbe poter scrivere, come sui pacchetti di sigarette, “ti uccide”.
• Gli adolescenti hanno la tentazione di imitare il gesto estremo di una persona che conoscono?
Gli adolescenti così come gli adulti. Quando un ragazzo o una ragazza si uccide, l’indice dei suicidi sale nella sua rete sociale. Morire diventa una possibilità e se prima il pensiero non ti aveva sfiorato ora è lì, si può fare. Per questo la legge prevede interventi di postvention, cioè di supporto anche alla famiglia del suicida o dell’aspirante suicida, agli amici, alla sua cerchia di conoscenze, di quanti, in un modo o nell’altro, piegati dalla sofferenza potrebbero considerare l’idea di suicidarsi a propria volta.
• Però l’Italia non è tra i Paesi ad alto rischio suicidio.
Ogni anno, in Italia, sono circa quattromila i casi documentati, ma ce ne sono molti di più che sfuggono alle statistiche perché non vengono correttamente definiti. Fondamentale è l’istituzione presso i servizi di pronto soccorso di un codice identificativo per registrare i tentativi di suicidio. Cosa che la proposta di legge prevede. Oggi, se una ragazza cerca di avvelenarsi con i farmaci e fortunatamente viene salvata, la diagnosi del pronto soccorso parlerà di intossicazione da farmaci. Così succede anche con chi tenta di uccidersi simulando un incidente stradale, magari per non dare un ulteriore dolore alla famiglia, lasciandola nell’illusione che si sia trattato di una fatalità. Anche in questo caso la diagnosi riguarderà le ferite riportate. Così facendo, diventa impossibile far partire l’iter di aiuto, mettere in campo gli strumenti di supporto. Cosa possibile, invece, con un’identificazione corretta.
• Prima della “postvention” dovrebbe venire la prevention.
Il mio lavoro mi insegna che il suicida ha una forte voglia di vivere, prima di togliersi la vita prova di tutto. E quando non trova qualcosa a cui aggrapparsi la vita diventa solo dolore senza senso. Ecco, vorrei che questa legge offrisse tanti “qualcosa”. A partire da una prima assistenza psicologica, con il numero verde attivo ventiquattr’ore su ventiquattro, a cui risponda personale adeguatamente formato, capace di consolare e sostenere quando è sufficiente, di agire tempestivamente quando è necessario.