Avevamo detto con chiarezza che serviva un cambio di passo dell’Unione Europea, perché di fronte ad una crisi sanitaria ed economica senza precedenti la risposta non poteva essere la solita. E il cambio di passo è arrivato: l’Unione emetterà 750 miliardi di euro di debito comune, una novità assoluta.
Il punto più importante del negoziato era riconoscere all’Italia, in quanto Paese più colpito dal virus, la quota maggiore del fondo. E così è stato: 209 miliardi su 750, quasi il 30% per un Paese come il nostro che rappresenta circa il 12% del Pil dell’Unione.
Di questi 209 miliardi più di 80 saranno sussidi, senza nessun taglio di rilievo rispetto alla proposta iniziale della Commissione Europea, nonostante i sussidi complessivi del Recovery Fund siano scesi da 500 a 390 miliardi. Va dato quindi atto al presidente Conte di aver difeso con successo la posizione dell’Italia, del governo e del MoVimento 5 Stelle. 90 ore di negoziato ci hanno portato in dote più fondi rispetto alle previsioni, al netto dei tentativi ostili dell’Olanda e dei cosiddetti “frugali”.
Agli 80 miliardi e passa di sussidi, infatti, si aggiungono 127 miliardi di prestiti, a tassi bassissimi e a scadenza molto lunga. Prima del Consiglio Europeo iniziato il 17 luglio all’Italia ne aspettavano circa 90. +37 miliardi, esattamente la cifra che promette il Mes, con tutti i rischi di condizionalità che abbiamo sottolineato. Inutile dire che dopo questo accordo la cantilena sul Mes ha ancora meno senso e ci auguriamo che non venga più riproposta giorno dopo giorno per dividere la maggioranza.
I sussidi andranno ripagati con molta gradualità, e solo a partire dal 2026, consentendo uno spazio temporale di 5 anni per spendere i fondi in settori ad alto impatto tecnologico ed occupazionale, così da rilanciare la crescita e ridurre spontaneamente il rapporto debito/Pil. Importante il vincolo che lega parte di questi fondi agli investimenti ambientali. Anche questo punto risponde in pieno alla storia e alle battaglie del MoVimento.
Nel complesso, tra sussidi erogati e contributi che dovremo al bilancio Ue dal 2026 in poi per ripagarli, l’Italia sarà beneficiaria netta del Recovery Fund per circa 30 miliardi di euro, al netto dei prestiti. Nel 2021 potremo chiedere un anticipo pari al 10% dei fondi complessivi che ci spettano ed abbiamo ottenuto anche di coprire retroattivamente parte delle spese finanziate nel 2020 per l’emergenza Covid.
A fianco del Recovery Fund è stato approvato anche il cosiddetto “Quadro Finanziario Pluriennale”, che è il bilancio dell’Unione Europea per il ciclo 2021-2027. In tutto si tratta di 1.074 miliardi di euro.
Certo non mancano gli aspetti critici. Di fronte all’opposizione dei “frugali” l’importante era salvare i fondi per l’Italia (e abbiamo visto che in totale sono addirittura aumentati) ed evitare che il Recovery Fund si trasformasse di soppiatto in un nuovo Mes. E ce l’abbiamo fatta, ma siamo consapevoli che l’aumento degli sconti (“rebates”) sui contributi al bilancio Ue per Olanda, Svezia, Danimarca e Finlandia sia un privilegio ingiusto e che il controllo del Consiglio Europeo sui piani di riforma nazionali che ogni Paese dovrà presentare per accedere ai sussidi sia uno strumento non necessario, dato che l’organo esecutivo europeo è la Commissione. Eppure ha torto chi dice che l’Olanda abbia ottenuto un potere di veto, perché il Consiglio Europeo deciderà a maggioranza qualificata e non all’unanimità e servirà oltre il 35% della popolazione Ue per bloccare un piano nazionale, quota che i “frugali” da soli non riescono a raggiungere.
Per quanto riguarda il “freno di emergenza”, invece, la parola finale spetterà alla Commissione Europea e l’erogazione dei fondi potrà al massimo essere rallentata, di norma fino a 3 mesi, non bloccata.
L’accordo, in definitiva, è una grande boccata d’ossigeno per l’Italia e per il progetto europeo nel suo complesso. Forse per la prima volta l’Unione risponde ad una crisi economica all’insegna della solidarietà tra Paesi, costruendo le fondamenta per ulteriori progressi futuri. Sarà compito del MoVimento 5 Stelle, ora, vigilare sui fondi che arriveranno perché siano spesi integralmente e con efficienza, e lottare per mantenere l’Unione sulla nuova rotta, impedendo che si torni indietro alle solite ricette con la riattivazione senza modifiche di quel Patto di Stabilità e Crescita che potrebbe vanificare ogni sforzo positivo. Non lo permetteremo.