Nei giorni scorsi, in Commissione Affari Sociali e Sanità alla Camera, è iniziato l’esame della proposta di legge sul Budget di Salute che, una volta approvata, imprimerà una svolta rivoluzionaria al modello attuale di assistenza socio-sanitaria, mettendo la persona con disabilità o non autosufficiente, con patologie psichiatriche o croniche al centro di un percorso terapeutico riabilitante individualizzato, rispondente agli effettivi bisogni del paziente e finalizzato a una migliore qualità della vita, all’inclusione sociale e lavorativa.
Siamo abituati a pensare all’idea di “salute” come assenza o guarigione da una malattia e per questo accostarla all’immagine di un ospedale o di un farmaco, mentre trascuriamo il concetto di benessere psico-fisico, che è ben più ampio e non si esaurisce in una serie di parametri positivi.
Soprattutto quando parliamo di persone con disabilità, anziane o con disturbi psichici, non possiamo non considerare il legame, strettissimo, tra l’aspetto sanitario e l’aspetto sociale.
In questi casi la “salute” non corrisponde tanto a una diagnosi quanto ad un sentiero, fatto anche di contatti, affettività e stimoli mentali, da percorrere insieme a una molteplicità di attori: il servizio sanitario, sicuramente, ma anche la famiglia, le realtà del Terzo settore, i servizi sociali, la comunità.
Il Budget di Salute introduce questa visione innovativa di presa in carico e cura del paziente, puntando a superare il modello di una sanità sempre e solo “ospedalizzata”, di un assistenzialismo spersonalizzato per dare centralità e dignità, in ogni ambito, alla persona vulnerabile.
Come si realizza tutto questo? La nostra proposta prevede all’interno della Asl di riferimento sul territorio, la costituzione di un gruppo di valutazione multidisciplinare – formato da assistenti sociali, operatori sanitari, medici di medicina generale e da un referente dell’ufficio socio-sanitario ospedaliero – che, insieme al paziente stesso e alla sua famiglia, definirà un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato, da realizzare in cogestione con un ente di Terzo settore. Saranno quindi programmate le risorse economiche, umane e professionali necessarie, contemplando più sfere di vita come la casa, il lavoro, la socialità.
Attraverso il Budget di Salute, già sperimentato con successo in alcune regioni come Campania, Sicilia, Emilia Romagna e Friuli Venezia-Giulia, il disagio psichico, la disabilità, la malattia cronica non saranno più motivi di emarginazione, vissuti e visti come stigma o limite invalicabile, ma come realtà che necessitano e stimolano nuovi meccanismi di partecipazione alla vita sociale o lavorativa.
Nel solco della “Legge Basaglia” che aprì i cancelli dei manicomi per restituire dignità e diritti ai malati psichiatrici, il Budget di Salute restituisce centralità al paziente e alla sua famiglia, definendo un percorso sociale e socio-sanitario che sia un’alternativa all’abbandono in una struttura di lunga degenza, senza alcuna prospettiva evolutiva e terapeutica. Anche così lavoriamo per una società più “umana” e inclusiva.