di Susy Matrisciano, portavoce al Senato del MoVimento 5 Stelle e presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama
Punta a migliorare le competenze dei lavoratori, a partire dall’aggiornamento e dalla riqualificazione delle professionalità, e contribuisce a rendere più competitive le aziende. È il Fondo per le nuove competenze, gestito dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e finanziato con 750 milioni di euro dal ministero del Lavoro, con una norma inserita prima nel decreto Rilancio – oggi legge dello Stato – e potenziata poi nel decreto Agosto.
Al neonato istituto possono accedere, previo accordo tra le parti sociali rimesso alla contrattazione decentrata, ossia quella aziendale, tutte quelle imprese interessate a migliorare le competenze del proprio personale, attraverso percorsi di formazione per mutate esigenze organizzative con una rimodulazione dell’orario di lavoro, attingendo direttamente al fondo per finanziare le attività di formazione.
L’accesso alla misura, poi, consente ai lavoratori di alternare lavoro in ufficio o lavoro in fabbrica a percorsi di aggiornamento delle competenze, a parità di salario, senza tagli in busta paga.
Questa novità, messa a punto dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, inizialmente a maggio prevedendo uno stanziamento di 250 milioni di euro nel dl Rilancio per il Fondo per le nuove competenze, è stata potenziata nel decreto di Agosto, con un ulteriore finanziamento di 500 milioni di euro. L’obiettivo è contribuire a trasformare la crisi in opportunità, perché consente a costo zero alle imprese di riqualificare il proprio personale, migliorare le performance aziendali e favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori di aziende in crisi.
Questa rivoluzione, voluta dal MoVimento 5 Stelle e dall’infaticabile ministro Catalfo, si inserisce però in una visione più ampia di quella individuata e strettamente legata alla norma in esame.
La pandemia, infatti, ha portato alla luce tutti i limiti di un sistema che annovera diversi strumenti di sostegno al reddito in caso di crisi d’impresa. Mi riferisco, in particolare, alla cassa integrazione in deroga, che in questi mesi difficili, in alcuni casi, ha registrato ritardi nell’erogazione delle indennità, perché, rimessa fino a pochi mesi fa, in un primo step alla competenza delle Regioni.
Nel decreto Rilancio, però, siamo riusciti a introdurre una importante novità e grazie a una modifica legislativa all’insegna della semplificazione siamo riusciti a fare in modo che la Cigd fosse l’Inps ad erogarla direttamente ai lavoratori. Dal 18 giugno vige una nuova procedura, che consente all’Istituto di previdenza, su richiesta del datore di lavoro, di liquidarla entro 15 giorni direttamente al lavoratore nella misura del 40%.
La vera ‘rivoluzione’, però, è agganciare gli istituti di sostegno al reddito ai percorsi di riqualificazione delle competenze dei lavoratori beneficiari.
Non a caso, l’orientamento del governo va esattamente in questa direzione: intrecciare il ricorso agli ammortizzatori sociali a percorsi di politica attiva del lavoro e dunque alle attività di formazione. In questo scenario si inserisce il percorso avviato dal governo con il ministro Catalfo che punta a ridisegnare e rimodernare il sistema degli ammortizzatori sociali con una riforma mirata e funzionale alle esigenze del mondo del lavoro e delle imprese.
Il Fondo per le nuove competenze rappresenta certamente un prezioso tassello del percorso, che stiamo elaborando, perché solo puntando sulle risorse umane possiamo rendere più competitive le aziende e migliorare le abilità dei lavoratori.