Il 20 e il 21 settembre i cittadini saranno chiamati a decidere il futuro della nostra democrazia. Milioni di italiani, recandosi alle urne, avranno la possibilità di scegliere se tagliare il numero dei parlamentari, ridurre i costi della politica e rendere più efficiente il parlamento, o esprimersi perché nulla cambi.
La nostra riforma costituzionale prevede la riduzione di circa un terzo dei parlamentari che, tra senatori e deputati, passerebbero dagli attuali 945 a 600. Un numero che consentirebbe di risparmiare decine di milioni l’anno, velocizzare i lavori e innescare un meccanismo di selezione migliore dei candidati – e dunque degli eletti.
Come ha recentemente sottolineato l’ex presidente della Consulta Valerio Onida, si tratta di una riforma grazie alla quale le Camere avranno la possibilità di funzionare meglio, soprattutto se si coglierà l’occasione di migliorare i regolamenti e le prassi parlamentari. Il tutto, si badi bene, senza intaccare minimamente il principio della rappresentatività o il legame tra territori e politica.
A differenza di quanto altri hanno tentato di fare in passato, senza successo, la riforma che abbiamo realizzato prevede un intervento preciso e puntuale, che non stravolge affatto la Costituzione. Le riforme volute da Berlusconi e Renzi, bocciate nei referendum, erano riforme complessive, in cui non era possibile distinguere tra i vari punti. La nostra proposta, invece, è chiara e semplice, ed è facile esprimersi a riguardo con un Sì o con un No.
L’obiettivo, al di là dei numeri, è quello di migliorare l’impianto esistente. D’altro canto, pur tenendo presenti le differenze esistenti tra i diversi sistemi, l’Italia è tra i Paesi europei con il maggior numero di parlamentari, e con il nostro intervento avviciniamo il nostro Paese agli standard continentali e non solo.
La riduzione del numero dei parlamentari, come già accennato, consentirà anche di risparmiare denaro pubblico. Non è cosa di poco conto, perché si tratta di soldi dei cittadini, milioni che potranno essere utilizzati per la collettività. Ma non bisogna fermarsi a valutare esclusivamente questo aspetto. La riforma costituzionale che abbiamo fortemente voluto, con i benefici che porterà in termini di efficienza e qualità delle due Camere, è soprattutto un investimento per la democrazia e per il futuro del Paese.