Novanta milioni di euro per recuperare e rilanciare il centro storico di Cosenza attraverso la cultura, per trasformarlo in un hub culturale dove sia possibile acquisire specifiche competenze professionali e imprenditoriali, dove chiunque possa trovare strutture, strumenti, servizi, opportunità per formarsi, per crescere come persona e come professionista. La lunga e difficile rincorsa per la sottoscrizione del Contratto Istituzionale di Sviluppo (in sigla Cis) Cosenza-Centro storico è finita, le firme sono arrivate, i finanziamenti non andranno persi. Una sfida vinta, superando non poche difficoltà. Posso rivendicare con orgoglio, da cosentina e da membro del governo, di aver mantenuto l’impegno preso nei confronti della città.
Breve premessa: nel 2018 il Mibact ha ottenuto finanziamenti per 360 milioni di euro da destinare a progetti integrati per il potenziamento e la riqualificazione del sistema delle infrastrutture culturali dei centri storici di Napoli, Taranto, Palermo e Cosenza. Dunque, 90 milioni di euro a città da spendere in una serie di interventi complessi, per la cui attuazione si è deciso di ricorrere a quattro Contratti Istituzionali di Sviluppo, uno per ciascuna città, affidati al Mibact.
L’assunto di partenza è il riconoscimento dell’importanza dei centri storici come cuore e anima delle nostre città, di cui custodiscono l’identità, raccontano la storia, tramandano la memoria. Luoghi di cultura, ricchi di patrimonio culturale, non di rado però, soprattutto al Sud, ridotti in stato di abbandono, tra degrado, spopolamento, carenza di servizi, disagio sociale. Rigenerarli attraverso progettualità centrate sulla cultura, sulla bellezza, sulla creatività, sulla capacità di creare nuove competenze e, quindi, nuove opportunità di lavoro significa perciò non solo recuperare il passato ma anche investire sul futuro, all’insegna del rilancio economico, del risanamento sociale, della sostenibilità, della generazione di ricchezza e sviluppo locale.
Dall’approvazione del finanziamento i CIS di Napoli, Taranto e Palermo sono stati portati avanti e sono in stato avanzato – quello di Taranto era già stato firmato e gli interventi ammessi dal Mibact saranno attuati all’interno di quel CIS, quanto agli altri due Cis, sono fiduciosa che saranno sottoscritti a breve – a Cosenza invece tutto è rimasto fermo a lungo, col rischio di perdere i fondi disponibili. Per questo, quando a inizio anno il ministro Franceschini mi ha conferito la delega ai Cis, ho preso l’impegno di firmare entro la fine dell’estate il Cis Cosenza-centro storico. Non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta, nei tempi previsti e attraverso un’ampia condivisione.
È stato necessario cominciare da zero ed io ho voluto farlo con un approccio e un metodo aperti, all’insegna della partecipazione e della trasparenza. Non un progetto calato dall’alto ma un percorso condiviso, basato sul dialogo costante tra le istituzioni e con la città, perché le politiche culturali non possono essere a senso unico, materia per pochi eletti che decidono per tutti, ma devono nascere dall’ascolto e dal confronto. Siamo partiti a febbraio con una due giorni di incontri, per ascoltare le proposte, le idee, le istanze di comitati civici, associazioni, organizzazioni di volontariato, semplici cittadini. Siamo andati avanti anche durante i mesi difficili del lockdown, lavorando in sinergia con tutti i soggetti coinvolti. Lunedì 14 settembre il contratto è stato sottoscritto. Allo stesso tavolo ci siamo seduti Mibact, altri ministeri, Comune, Provincia, Regione, Università, Demanio, Invitalia, trovando una sintesi. Venerdì 25 settembre abbiamo presentato e spiegato il piano di interventi ai cittadini, in un incontro pubblico.
Cosenza potrà rilanciarsi attraverso la cultura, che sarà al centro come catalizzatore di tutti quei processi necessari a ricostruire il tessuto sociale ed economico del territorio. Gli spazi destinati ad attività culturali non si limiteranno perciò a fungere soltanto da ‘attrattori’, ma dovranno essere luoghi di produzione, incontro e relazione, capaci di favorire la riaggregazione e il coinvolgimento attivo della comunità locale, con particolare attenzione ai giovani, e di attivare processi di inclusione sociale.
E quello che vale per Cosenza vale per qualunque altra città, per qualunque altro centro o piccolo borgo del nostro Paese. Sono in dirittura d’arrivo anche gli altri CIS, ma al di là degli strumenti a disposizione l’importante è sottolineare sempre la forza dirompente che ha la cultura, affermare l’idea che la cultura è capace di liberare ovunque energie positive, agendo come leva di coesione e di inclusione, come motore di crescita e di sviluppo e come generatore di ricchezza e di benessere. L’Italia ha una cultura e un patrimonio culturale straordinari, si tratta di attivare gli strumenti migliori per sfruttarne l’enorme potenziale, rispondendo ai cambiamenti del tempo, per non lasciare indietro nessuno. È quello che stiamo facendo.