Era un impegno che il MoVimento 5 Stelle aveva assunto a partire dal suo ingresso in Parlamento nel 2013. Impegno che oggi, grazie alla costante attenzione riservata al tema, ha dato i suoi frutti in termini di equità e giustizia.
Lo scorso 21 settembre il Direttore generale dell’Agenzia Dogane e dei Monopoli ha deciso “l’annullamento d’ufficio in autotutela […] della procedura concorsuale […] del 16 dicembre 2011 per l’assunzione di 69 dirigenti presso l’Agenzia delle Dogane, nonché di tutti gli atti a essa connessi”. In più ha disposto la trasmissione della sua decisione alla competente Procura regionale della Corte dei Conti. Il provvedimento riguardava in particolar modo le “irregolarità di svolgimento delle prove scritte sotto il profilo della fraudolenta introduzione nelle aule di esame di gazzette ufficiali contraffatte contenenti le tracce delle prove, poi effettivamente estratte”.
La vicenda relativa ai 69 dirigenti in questione è stata affrontata approfonditamente, fin dal 2013, nelle interrogazioni dei nostri portavoce Carla Ruocco e Daniele Pesco. In quelle interrogazioni vennero sottoposti al governo alcuni dati emersi dalla stampa, tra cui la presenza dei temi della prova concorsuale inseriti all’interno di gazzette ufficiali contraffatte.
Fatti più o meno gravi, che richiamavano condotte se non illecite, quanto meno inopportune.
In seguito ai ricorsi si sono registrate anche vere e proprie ritorsioni nei confronti dei rappresentanti sindacali che si erano opposti ai risultati del concorso. Come nel caso di Claudia Giacchetti: appartenente al sindacato Dirpubblica, in seguito a un’intervista rilasciata a Report nel novembre 2016 è stata oggetto di contestazioni ufficiali da parte della dirigenza. La sua colpa, aver esposto le tematiche del proprio sindacato in tema di irregolarità riscontrate a diverso titolo e livello. “Il passaggio più delicato è quello dove si rinviene più chiaramente una grave lesione all’immagine dell’Agenzia causata dalle dichiarazioni idonee a creare nello spettatore la convinzione che i concorsi pubblici siano manovrati al fine di creare una classe dirigente asservita…”, scrisse l’allora Direzione Interregionale per il Lazio e l’Abruzzo.
La decisione di ieri, attesa e richiesta da anni dal Movimento 5 Stelle, sancisce dunque in modo inoppugnabile la fondatezza dei ricorsi e delle accuse. Si legge infatti “che le prove concorsuali sono state affette da gravissime condotte illecite e fraudolente, ed in particolare:
- entrambe le tracce estratte risultavano contenute nelle gazzette ufficiali fraudolentemente introdotte nell’aula di esame;
- relativamente alla prima prova scritta, è stato appurato che un numero di elaborati pari al 57,35% dei posti messi a concorso presentava elementi di comprovata identità in termini di sovrapponibilità e/o di marcata assonanza con i documenti comparativi;
- relativamente alla seconda prova scritta è emerso che un numero di elaborati pari il 69,56% dei posti messi a concorso presentava elementi di comprovata identità e/o di marcata assonanza con i documenti comparativi”
C’è voluto tempo, ma l’aver ristabilito equità e giustizia in questa vicenda farà da apripista per una seria supervisione della gestione dei concorsi e delle nomine dirigenziali all’interno della Pubblica Amministrazione.