Sin dal mio ingresso in Parlamento, nel lontano 2013, come componente della Commissione Agricoltura della Camera mi sono imbattuto in imprenditori agricoli che lamentavano l’impossibilità di accedere a mutui e finanziamenti. Le banche, che in passato avevano addirittura uno sportello dedicato all’agricoltura, con il tempo avevano smesso di dialogare con loro. Alla base dell’interruzione di questa interlocuzione vi erano le evidenti difficoltà di comprendere le reali potenzialità per le imprese agricole di ripagare un debito: tutti i modellini che ne valutavano la credibilità aziendale, attribuendone un rating, erano impostati sulle imprese tradizionali e mal si conciliavano con le tipicità di quelle operanti nel comparto primario.
Per questo e sulla spinta delle impellenti necessità economico-finanziarie imposte dalla pandemia Covid-19, nella conversione in legge del decreto Cura Italia abbiamo introdotto una norma per permettere alle imprese agricole l’accesso diretto al Fondo di Garanzia gestito da Mediocredito centrale. Il Fondo, infatti, dispone di un modellino in grado di “leggere” le capacità degli imprenditori, così da far comprendere agli Istituti le potenzialità di rientro dal credito erogato. Il parametro per la concessione del finanziamento garantito, infatti, può essere il fatturato, l’ammontare dei salari oppure le spese per gestione e investimenti relative ai 18 mesi successivi alla richiesta.
In poco più di un mese dal lancio della sua operatività per le imprese del comparto primario, datata 20 luglio e nonostante il periodo estivo, il Fondo di Garanzia ha garantito prestiti per un totale di 222,5 milioni di euro rispondendo a ben 2.267 domande presentate.
Quelle che un tempo erano porte girevoli ora iniziano finalmente a spalancarsi e ad accogliere gli imprenditori agricoli che necessitano di liquidità per gli investimenti necessari allo sviluppo delle loro attività.
Degno di nota è anche lo spaccato delle pratiche presentate: ben 596 posizioni, per un totale di 189 milioni di euro di erogato e con un relativo importo medio di 317mila euro, hanno richiesto garanzie per operazioni strutturate, diverse da quelle garantite al 100% dallo Stato e di importo massimo pari a 30.000 euro.
Quindi finanziamenti non solo per mera liquidità ma soprattutto per investimenti importanti e di rilievo. Questi primi dati sono molto incoraggianti e testimoniano una fame di credito in agricoltura e pesca di cui eravamo coscienti e che siamo contenti di iniziare a soddisfare, supplendo in molte circostanze a situazioni di immobilità nella spesa dei PSR (Piani di sviluppo rurale) regionali.
Le quasi 2.300 operazioni sono, per lo più, già deliberate dalle banche ed utilizzano il plafond agevolativo autorizzato dall’Unione europea – attualmente pari a 100mila euro – per finalità che prevedono il superamento della crisi causata dalla pandemia Covid-19 e il rilancio dell’attività imprenditoriale agricola. Plafond che abbiamo portato in maniera stabile a 25.000 euro ma diviene sempre più necessario rendere queste operazioni slegate dal de minimis attraverso l’esenzione. Le garanzie gratuite per prestiti strutturati coprono sino al 90% della durata di 6 anni, con uno o due anni di pre-ammortamento: intervenendo con l’esenzione potremo allungare i tempi dei finanziamenti sino a 20-25 anni, compiendo appieno – e in neppure un anno – quella rivoluzione per il credito in agricoltura che gli imprenditori ci chiedevano da tempo per sbloccare investimenti e posti di lavoro.