Il 70% dei cittadini ha detto sì al taglio dei parlamentari. Tra il 20 e il 21 settembre gli italiani si sono espressi sul quesito referendario per la modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Carta costituzionale. Il Sì, nonostante una campagna monotematica dei giornali, quasi tutti schierati per la bocciatura della riforma, ha ricevuto quasi 10 milioni di voti in più rispetto al No.
Adesso, chi sperava nel naufragio del referendum sostiene che questo Parlamento, nella sua attuale composizione, non sia più legittimo a seguito della vittoria del Sì. Insomma, col No sarebbe caduto il governo, col Sì invece… deve cadere il governo lo stesso.
Pazienza. Forse chi ha usato il voto, politicizzandolo contro il governo, è rimasto deluso. Il No, secondo osservatori e politici, doveva rappresentare un segnale a esecutivo e maggioranza. Il segnale è arrivato forte e chiaro. Ma a favore del governo. Del resto, gli italiani hanno votato con coscienza e consapevolezza. E il testo della riforma era composto solo da quattro articoli e proprio nell’ultimo si specificava che la riforma entrerà in vigore dalla prossima legislatura.
Sono stati gli stessi cittadini a legittimare quindi questo Parlamento, perché la riforma sul taglio dei Parlamentari è stata approvata da tutte le forze politiche di Camera e Senato, e con il loro voto gli elettori hanno espressamente confermato la decisione presa dai loro rappresentanti.
Ma dietro a questa vicenda c’è anche un aspetto curioso. Quasi divertente, se non si parlasse delle nostre istituzioni.
I partiti che accusano l’attuale Parlamento di illegittimità hanno votato nel recente passato leggi elettorali dichiarate incostituzionali e non hanno mai sentito il bisogno di chiedere lo scioglimento delle Camere in quelle occasioni, quando sì, sul Parlamento si allungava l’ombra dell’illegittimità.
Insomma, schermaglie quasi ridicole. “Scemate”, secondo il presidente emerito della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, che nella sua intervista al Corriere della Sera, ha parlato di una “grande campagna per denigrare questa riforma costituzionale, di politicizzarla per demolirla”.
Invece con la vittoria del Sì i cittadini hanno creduto ancora nella visione MoVimento 5 Stelle, identificandosi in questa battaglia storica, di portata enorme, per il futuro e l’efficienza della nostra democrazia.
Ed è solo l’inizio. Proprio per il rispetto che abbiamo nei confronti della volontà dei cittadini, inauguriamo immediatamente un ciclo di riforme fondamentali e necessarie, insieme al taglio dei parlamentari, per garantire al Paese un Parlamento più moderno ed efficiente. Iniziando proprio dalla legge elettorale, che deve restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, dalla modifica dei regolamenti parlamentari e dal taglio agli stipendi.
Quello del 20 e 21 settembre è stato un Sì che cambierà il Paese.