In queste settimane il dibattito sul referendum è stato molto ampio e credo che i cittadini siano dalla parte di chi ben ha spiegato le ragioni del sì. Lo abbiamo visto nelle piazze, giorno per giorno, dove in ogni occasione i cittadini ci hanno dimostrato che stiamo andando nella giusta direzione.
Quest’anno abbiamo affrontato una crisi enorme che sotto moltissimi punti di vista ci ha messo di fronte a scelte che non avremmo mai pensato di dover fare. Il nostro Paese ha reagito e il suo storico ‘immobilismo’ burocratico e procedurale è stato stravolto da eventi più grandi. Credo, facendo un parallelo, che sia anche giunto il momento di scegliere di avere una rappresentanza democratica più snella e forte. Seicento parlamentari elettivi sono un numero adeguato per rappresentare tutte le idee politiche degli italiani e tutti i territori di cui il nostro Paese si compone.
Il Parlamento sarà più efficiente, il dibattito più concentrato sul merito delle questione e i parlamentari saranno più riconoscibili, più responsabili verso gli elettori, più capaci di rappresentarli e dunque più forti nei confronti del Governo. Saremo in grado di uscire da questo immobilismo anche rispetto a riforme attese da 30 anni, ma che per molte ragioni non sono mai state completate. È un’occasione da non perdere.
Con il referendum infatti abbiamo avuto un’accelerazione anche su altri aspetti che riguardano le riforme istituzionali. Stiamo lavorando alla legge elettorale e ad altri strumenti che serviranno a rafforzare la rappresentanza, innescando meccanismi che migliorano il processo democratico. Il MoVimento 5 Stelle ha rispettato i patti con gli alleati ed è stato motore fondamentale di questo cambiamento perché, un anno fa, abbiamo sottoscritto un accordo di maggioranza per votare il taglio e procedere con le successive riforme.
Da Ministro per i rapporti con il Parlamento ho seguito un percorso articolato, accompagnando il Parlamento in questa sfida. Sono sicuro che entro l’anno porteremo a compimento altre importanti riforme. Penso a quella sull’elettorato attivo al Senato: mancano solo due votazioni nelle Camere e i diciottenni saranno elettori anche della Camera alta. Non è un miglioramento della democrazia allargare quanto più possibile la base popolare che sceglie i nostri rappresentanti?
Sono sicuro, inoltre, che le Camere nella loro autonomia lavoreranno, dopo il voto, anche per un adeguamento dei regolamenti parlamentari, fugando i dubbi di quanti in questi giorni hanno utilizzato l’argomento dell’insufficiente numerosità delle commissioni parlamentari per sostenere il no.
In ultimo, forse la ragione più forte che deve spingere tutti a sostenere il sì: stiamo riavvicinando, con questa scelta, i cittadini alla politica. È la funzione storica del MoVimento 5 Stelle quella di ricomporre e rinnovare un rapporto interrotto a causa di un progressivo scollamento tra elettori e ceto politico che ha danneggiato per anni la sfera pubblica e la crescita democratica del Paese. Non è l’antipolitica a guidare questa battaglia, come molti sostengono strumentalmente, ma proprio la ragione specularmente opposta. La politica che deve rendere di nuovo centrali i cittadini attraverso una rappresentanza più forte, nel solco della nostra Costituzione.