Una vergognosa campagna denigratoria perpetrata ai danni del professore Pasquale Tridico, funzionale solo a gettare discredito attorno alla figura di presidente dell’ente pubblico più importante d’Italia e costruita ad arte per esacerbare gli animi in un momento complicatissimo per il Paese.
L’ultima fake news risale a due giorni fa, quando un noto organo di stampa diffondeva la notizia dell’aumento retroattivo dello stipendio del presidente dell’Inps. Notizia subito smentita dalla Direzione risorse umane dell’ente, perché destituita di fondamento: cioè falsa.
E quindi abbiamo deciso di fare chiarezza. Andiamo con ordine.
Va detto che i compensi del presidente dell’Inps e del consiglio di amministrazione, come avviene per gli organi di tutte le amministrazioni pubbliche, sono definiti da una direttiva del 2001 con l’ausilio di un apposito software, che determina i compensi del Cda in base a due parametri: il bilancio dell’ente e il numero dei dipendenti.
Nel caso dell’Inps parliamo di un ente pubblico, che ha iscritto nell’ultimo bilancio entrate per 355 miliardi di euro, eroga oltre 331 miliardi di prestazioni istituzionali (dalle pensioni agli assegni per invalidità, per fare qualche esempio) e conta oltre 28 mila dipendenti in tutta Italia.
Dunque se fossero stati applicati quei parametri, Tridico avrebbe avuto diritto a un compenso annuo di 240 mila euro lordi, e cioè il massimo stabilito dalla legge del 2014, che fissa un tetto agli stipendi dei manager di enti e società pubbliche. Ad agosto interviene per procedere all’adeguamento degli stipendi dei vertici di Inps e Inail un decreto interministeriale, che per il presidente dell’Inps indica un compenso più basso di 100 mila euro e senza alcuna retroattività rispetto ai 240 mila lordi annui dovuti. Fino ad allora Tridico aveva percepito un compenso di 61,5 mila euro più basso di chi lo ha preceduto.
L’adeguamento salariale come detto era previsto anche per i vertici dell’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Ma la notizia è passata sotto traccia: la macchina del fango è stata azionata solo nei riguardi del professore Tridico. É del tutto casuale o c’è forse un nesso col MoVimento 5 Stelle?
Sarà perché Tridico, da quando guida dell’Inps, ha messo a regime il Reddito di cittadinanza, che durante la pandemia è stato provvidenziale per 1,3 milioni di nuclei beneficiari assicurando un aiuto reale a circa 3 milioni di persone, inclusi minori e disabili? Oppure perché alla guida del ministero del Lavoro c’è Nunzia Catalfo la madrina del Reddito di cittadinanza, che è un’esponente del MoVimento 5 Stelle?
La verità è che Tridico dà fastidio e deve essere eliminato per metter qualcun altro al suo posto. Eppure chi oggi ne chiede la testa ha permesso per anni a un certo Antonio Mastrapasqua di presiedere l’Inps. Passato dal Cda alla presidenza dell’Inps con nomina del governo Berlusconi- Lega, Mastrapasqua fu il solo a ottenere, nelle Commissioni lavoro di Camera e Senato, il parere di competenza unanime delle forze politiche presenti in Parlamento: allora il Pd era all’opposizione. E sempre ai quei tempi l’allora presidente dell’Inps ricopriva decine di cariche in altri enti, ma nessuno ne chiedeva le dimissioni, nonostante i potenziali conflitti di interesse e i molteplici ruoli ricoperti dalla stessa persona.
Se oggi il MoVimento 5 Stelle è alla guida del Paese, è perché gli italiani hanno chiesto a gran voce trasparenza e cambiamento. In questi due anni abbiamo gettato le basi per costruire un Paese capace di rispondere alle esigenze dei cittadini: il primo passo è stato il Reddito di cittadinanza. In questi mesi duri abbiamo messo in campo interventi inediti per arginare gli effetti della crisi e non lasciare nessuno indietro.
L’Inps ha operato senza sosta per riuscire a evadere milioni di richieste per prestazioni Covid-19. Le fake news le lasciamo ad altri, a noi basta ricordare i fatti, che dicono chiaramente una cosa: senza il Reddito di cittadinanza la crisi Covid-19 avrebbe avuto un impatto assai più grave per milioni di italiani.