Oggi 1,3 milioni di famiglie ricevono un aiuto concreto grazie al Reddito di Cittadinanza. Donne e uomini – dal Nord al Sud Italia – per i quali adesso è possibile qualcosa che prima era impossibile: mettere un pasto caldo a tavola, pagare le bollette, comprare degli occhiali nuovi per i propri figli.
Come MoVimento 5 Stelle dobbiamo essere orgogliosi di questa riforma, da noi introdotta dopo anni di battaglie contro tutto e contro tutti. Grazie a noi e ai cittadini che ci hanno sostenuto in questi anni, oggi questa misura è realtà e, come dimostra l’aumento del 20% nei primi otto mesi del 2020 del numero di percettori (da 2,562 milioni a 3,081 milioni), sta aiutando il Paese a contenere il pesante impatto sociale ed economico di una pandemia che ha duramente colpito l’Italia e che ancora non è sconfitta.
Adesso il nostro obiettivo è quello di fare presto e bene per completare questa riforma. Come Ministro del Lavoro, insieme al Ministro dell’Innovazione Paola Pisano, a maggio di quest’anno ho sottoscritto un protocollo d’intesa per giungere alla realizzazione del Sistema informativo del Reddito di cittadinanza. Il nostro scopo è quello di collegare tutti gli attori – Centri per l’impiego, Agenzie per il Lavoro, Unioncamere, imprese ecc. – per creare una grande rete nazionale che permetta il reale incrocio fra domanda e offerta di lavoro.
A questo si affiancherà il completamento del piano di rafforzamento dei servizi per l’impiego, dopo gli inevitabili rallentamenti causati dagli effetti della pandemia. Grazie a un investimento di un miliardo di euro, le Regioni potranno giungere all’assunzione a tempo indeterminato di 11.600 operatori nei Centri per l’impiego che si aggiungeranno agli 8 mila già presenti, più che raddoppiando l’attuale organico e avvicinandolo così ai livelli degli altri principali Paesi Europei.
Non bisogna infatti dimenticare da dove siamo partiti: negli ultimi anni, la percentuale di Pil destinata ai servizi per il lavoro in Italia è stata estremamente più bassa di quella degli altri Paesi membri dell’Ue. Nel 2015, ad esempio, il nostro Paese investiva lo 0,05% contro lo 0,36% della Germania e lo 0,25% della Francia (dati Eurostat), mentre per quanto riguarda la spesa per le politiche del lavoro l’investimento è stato pari all’1,76% del Pil contro il 2,98% della Francia e il 2,99% della Germania.
Infine, un altro tassello importante che stiamo completando è quello che prevede l’inserimento dei percettori di Reddito di Cittadinanza nei progetti utili per la collettività. Ad oggi, oltre 700 Comuni hanno attivato i PUC, dando l’opportunità ai cittadini di intraprendere attività utili e fruttuose per se stessi e per l’intera comunità. Occorre un’accelerazione anche da parte degli altri Comuni, soprattutto in un momento come questo in cui serve il contributo di tutti per poter ripartire.
Con il Reddito di Cittadinanza lo Stato finalmente si prende cura del cittadino e crea un ponte con il mercato del lavoro. Adesso occorre un passo avanti da parte di tutti per completare questo ponte. Per un’Italia più forte.