Un colpo di verde ed è tutto più bello.
L’emergenza climatica esige azioni concrete e una transizione verso una società più sostenibile. Le imprese sono parte fondamentale in questo processo. Purtroppo, il cambio di paradigma a volte è solo di facciata: in altre parole, assistiamo al greenwashing. Ma cos’è?
Questo termine indica come alcune imprese, organizzazioni o istituzioni politiche usino strategie finalizzate a costruire un’immagine falsamente positiva dal punto di vista dell’ecosostenibilità. I cittadini, sempre più attenti all’impatto ambientale, possono facilmente incappare nell’inganno di chi sta soltanto distogliendo l’attenzione dalle conseguenze negative per l’ambiente dovute alle proprie attività o ai propri prodotti.
Il greenwashing è quindi una vera e propria strategia di marketing, volta a focalizzare l’attenzione su un dettaglio, tacendo su tutti gli altri.
Tra gli esempi italiani una nota marca di acqua minerale, che in uno spot pubblicizzava una bottiglia a “impatto zero”: nella pubblicità si prometteva la tutela delle nuove foreste a compensazione della CO2 prodotta dall’azienda. Peccato che non fosse possibile parlare di “impatto zero”, in quanto non veniva interamente compensata la produzione di CO2.
Un altro esempio riguarda una celebre bibita che aveva colorato la sua etichetta di color verde a voler suggerire le idee di “naturale” e “sostenibile”. Un modo come un altro per ripulirsi per uno dei brand universalmente più controversi del mondo dell’industria alimentare.
Ma gli esempi si moltiplicano in Europa e il tema è cruciale: questa pratica rischia infatti di inficiare gli obiettivi posti dal Green New Deal. La Corte dei Conti europea, in effetti, ha bacchettato la Commissione e ha messo in guardia sul rischio di greenwashing.
Anche il TAV Torino-Lione viene bocciato dalla Corte dei Conti, tra gli altri motivi, proprio per i suoi sovrastimati benefici per l’ambiente: in uno studio allegato alla relazione della Corte si parla infatti di ‘manipolazioni volontarie’ dello studio preliminare, che hanno portato alla sopravvalutazione del traffico su rotaia che ci sarà a partire dal 2035 e alla sottostima delle emissioni di CO2 prodotte.
Il prossimo bilancio dell’Unione europea 2021-2027 prevede che il 20% del totale delle risorse siano destinate alla protezione dell’ambiente, della biodiversità e al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, per i magistrati contabili c’è una notevole incoerenza fra parole e azioni: dietro questi impegni, infatti, si nascondono sussidi alle fonti fossili, sia negli impianti di teleriscaldamento che nel settore dei trasporti, privati e pubblici.
Se sottovalutiamo il problema non solo ci renderemo protagonisti di una cattiva gestione di fondi pubblici, ma falliremo soprattutto l’obiettivo di centrare gli obiettivi climatici, creando un problema enorme per il nostro pianeta e per le generazioni future.
Lavoriamo per un’Europa davvero più verde: combattiamo la pratica del greenwashing.