Il Parlamento europeo ha approvato le tre proposte legislative del pacchetto sulla Politica Agricola Comune (PAC). L’agricoltura rappresenta uno dei settori centrali per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri: ecco perché la PAC e il suo rinnovamento rappresentano un tema importantissimo e con ripercussioni per tutti.
L’ultima riforma della PAC è stata decisa nel 2013 e attuata nel 2015 e da allora il contesto è radicalmente cambiato: prezzi agricoli, contesto internazionale, accordi commerciali e impegno in materia di clima e protezione ambientale. Per rispondere a tali nuove sfide era essenziale, quindi, avviare un processo di vero e proprio rinnovamento della PAC. Il 30 giugno 2020 è stato raggiunto un accordo tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo che proroga di due anni l’applicazione delle attuali regole della PAC.
Quello dell’agricoltura rappresenta un settore che si distingue dalla maggior parte delle altre attività produttive, essendo strettamente legato a clima e condizioni meteorologiche e dovendo tener conto della necessaria sostenibilità ambientale delle sue attività.
Ecco perché il settore pubblico è essenziale per gli agricoltori: in tal senso la PAC svolge un ruolo cruciale, fornendo sostegno al reddito e ricompensando coloro che agiscono nel rispetto dell’ambiente. Non solo: la Politica Agricola Comune è essenziale per far fronte alle congiunture difficili e per mettere in atto misure di sviluppo rurale.
L’accordo raggiunto in Parlamento europeo sulla nuova PAC è un notevole passo avanti rispetto alla precedente e in un momento di grave crisi economica e sociale come quello che stiamo vivendo, dire di no a questa riforma equivarrebbe a mandare in malora centinaia di migliaia di piccole e medie aziende agricole e milioni di famiglie europee che, con le risorse legate alla PAC, vivono.
Noi tutti abbiamo una responsabilità nei loro confronti. Il MoVimento 5 Stelle è vicino agli agricoltori che soffrono: abbiamo contribuito, con i nostri emendamenti, a rendere migliore il testo di compromesso negoziato dai grandi gruppi PPE, S&D e Renew Europe. Grazie a noi sono passate sia la condizionalità sociale contro il caporalato, sia norme più stringenti sulle frodi agricole.
Si poteva fare di più? Sì, ma rivendichiamo con orgoglio i passi avanti fatti in termini ambientali rispetto alla scorsa PAC, dove la struttura verde non esisteva. Sono presenti infatti obiettivi sul rispetto ambientale, la gestione delle risorse idriche e l’imboschimento. Per la prima volta si ritrovano eco-schemi specifici sull’ambiente e il clima, inserendo il benessere animale come requisito, si inserisce l’obbligo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra provenienti dall’agricoltura, c’è un paragrafo sulla protezione o il miglioramento della qualità dell’acqua ed azioni volte a ridurre erosione del suolo, protezione della biodiversità, uso sostenibile e ridotto dei pesticidi. Tutte cose che nella vecchia PAC non esistevano.
Non solo: si guarda al futuro con l’agricoltura di precisione che non utilizza pesticidi e comporta un notevole risparmio di risorse idriche. Si chiede il rispetto del 10% di vincoli dedicato alla biodiversità cosi come richiesto dalla Strategia 2030, si prevedono maggiori controlli sugli investimenti vietandone quelli che minano la direttiva sul benessere animale e quindi anche tutti quelli in infrastrutture intensive per animali.
Il settore agricolo durante la pandemia ha dimostrato di essere l’unico resiliente. Grazie alla PAC i cittadini italiani possono accedere a cibo salubre, di qualità e a prezzi calmierati. È l’unica politica europea comune, i cui obiettivi da raggiungere e la distribuzione dei fondi avvengono sulla base di regole uguali per tutti i Paesi europei, ed infatti assorbe un terzo del bilancio comunitario. Per la prima volta le risorse della PAC verranno distribuite agli agricoltori a condizione che attuino misure a salvaguardia dell’ambiente, del clima e del sociale.
Tutti questi risultati dovranno ora essere preservati nel negoziato con il Consiglio, la cui posizione rappresenta un passo indietro rispetto agli obiettivi ambientali posti finora. Tutti, ora, devono difendere l’accordo raggiunto al Parlamento europeo, o a perdere saranno gli agricoltori e il pianeta.
Chi punta al nulla di fatto affinché si lasci tutto com’era, senza nessuna tutela dell’ambiente, distrugge la vita di milioni di lavoratori e dovrebbe dunque passarsi una mano sulla coscienza.