Per aiutare le imprese e i lavoratori ad affrontare la crisi causata dal Covid-19, nei mesi scorsi, come Ministro del Lavoro, ho messo in campo il Fondo nuove competenze, uno strumento che va con decisione nella direzione delle politiche attive, della formazione e della crescita dei lavoratori.
A circa un mese dal suo avvio, sono già 46mila i lavoratori che beneficeranno del Fondo, per un totale di 4 milioni e 166mila ore di lavoro che verranno convertite in formazione. E tutto questo senza costi per le aziende coinvolte e a parità di salario per i lavoratori. È lo Stato, infatti, che se ne fa carico.
Quelli che abbiamo di fronte sono dati incoraggianti, che ci raccontano come le aziende – sull’intero territorio nazionale – abbiano risposto velocemente e in maniera positiva a questa misura. E i numerosi riscontri che sto ricevendo in questi giorni dalle parti sociali non fanno che confermarlo.
Come Ministero del Lavoro il nostro obiettivo è molto chiaro: proteggere il tessuto produttivo e, allo stesso tempo, metterlo in condizioni di ripartire velocemente dopo l’emergenza.
Dobbiamo costruire il mercato del lavoro del futuro e per farlo dobbiamo puntare sulla risorsa più importante del nostro Paese: il capitale umano.
Ma come funziona il Fondo nuove competenze? È semplice. Entro la fine dell’anno le aziende, di qualsiasi dimensione o settore, possono fare richiesta di adesione tramite il sito dell’Anpal, collegandosi a questo link.
Come dicevo, la procedura è semplice: basta siglare un accordo sindacale di rimodulazione dell’orario di lavoro e presentare dei progetti formativi per i propri dipendenti, fino a un massimo di 250 ore per lavoratore. Una volta approvata la richiesta, la quota parte dell’orario di lavoro destinata ai corsi di formazione sarà coperta dallo Stato.
Con questo strumento permettiamo sia alle imprese sia ai lavoratori di ottenere un duplice, importante beneficio: le aziende, infatti, possono innovarsi e rendersi più competitive abbattendo, al contempo, il costo del lavoro, i lavoratori possono aumentare il proprio bagaglio di competenze adeguandolo alle nuove richieste del mercato (penso ad esempio al settore del digitale o a quello delle nuove tecnologie). Allo stesso tempo, mantengono invariato il proprio stipendio, con un evidente vantaggio rispetto ai tradizionali ammortizzatori sociali.
Il Fondo nuove competenze è solo il primo tassello di un piano più ampio di riforme incentrate sulla formazione e sulle politiche attive. Parlo del Piano nazionale per le nuove competenze, uno dei pilastri su cui poggia il pacchetto di progetti che il Ministero del Lavoro ha predisposto per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero il programma di investimenti che l’Italia presenterà alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU.
Esso comprende altre riforme importanti a cui sto lavorando, come quella degli ammortizzatori sociali, che intendo rendere più semplici, universali e “attivi”, e il piano di rafforzamento delle politiche attive del lavoro. Un investimento mai fatto prima sul fronte dell’inserimento al lavoro nel nostro Paese.
L’Italia ha la forza per affrontare questa crisi. Il capitale umano e le nuove competenze sono il ponte su cui dobbiamo investire per superarla.