Lavoro, benessere, sviluppo. I benefici del Superbonus spiegati con i numeri

di Luca Sut e Patrizia Terzoni, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati


Il Superbonus 110% è una misura che il MoVimento 5 Stelle ha progettato e sostenuto con determinazione, un importante investimento sul benessere delle persone, sul futuro del Paese e sulla sua crescita economica, inclusiva e sostenibile in una fase di crisi globale.

Un’opportunità da non perdere e, anzi, da valorizzare prorogando la maxi agevolazione almeno fino al 2023. La ragione di questa necessità è contenuta nelle proiezioni e nei dati registrati da diversi soggetti, come lo studio dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), diffuso dall’Agenzia per il Lavoro Orienta, secondo il quale il Superbonus 110% porterà un incremento di 100 mila posti di lavoro all’anno, nel settore dell’edilizia e in tutto l’indotto, con un impatto sul Pil di 3 punti percentuali e un giro d’affari di 63 miliardi di euro. Ovviamente per vedere questi effetti positivi è necessario che la misura abbia un orizzonte temporale di almeno 3 anni.

Elettricisti, caldaisti, idraulici, operai edili, ingegneri, geometri, termoidraulici, carpentieri, serramentisti: sono alcune delle figure professionali che, come indicato dallo studio dell’Ance, nelle ultime settimane hanno registrato un incremento della domanda di lavoro. Si tratta di lavori nei settori più coinvolti dal Superbonus 110%. Tra questi, quello dell’edilizia è sicuramente centrale e, come indicato dallo studio Unioncamere–InfoCamere di ottobre scorso, grazie all’impulso del Superbonus, tra luglio e settembre, sono nate quasi 5 mila imprese. Una crescita che si deve soprattutto alle piccole realtà individuali, agli specialisti e artigiani nelle attività di impiantistica e di finitura degli edifici e ai posatori di infissi.

Anche il recente rapporto del Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) con il centro Studi della Camera dei deputati ha stimato, se solo il Superbonus si estendesse al 2022 un impatto complessivo di almeno 8 miliardi, confermando peraltro quanto siano remunerativi anche per le casse dello Stato gli incentivi legati all’edilizia introdotti negli anni passati.

Dal 1998 al 2020 gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato oltre 21 milioni di interventi, attivando investimenti per oltre 346 miliardi di euro. Per lo stesso periodo, il Cresme ha stimato, allargando la valutazione a tutti gli attori che rivestono un ruolo nel sistema Paese, l’impatto economico delle agevolazioni: un saldo complessivo per lo Stato positivo per oltre 27 miliardi di euro. Si tratta di 1,2 miliardi di euro all’anno incamerati dall’erario mentre si sostenevano i cittadini, l’occupazione e l’economia in generale.

È questa l’ottica in cui inquadrare il Superbonus e i fondi pubblici allocati per sostenere la misura: non debito ma investimento. La nostra battaglia per far salire l’aliquota al 110% e introdurre meccanismi per rendere la maxi agevolazione più accessibile, consentendo in molti casi di effettuare interventi a costo zero, ha reso la misura un vero acceleratore di opportunità. Ecco perché continueremo a batterci in ogni sede per farne comprendere l’importanza e prorogarla oltre l’attuale scadenza del 2021.