Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.
Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.
Oggi Luca Di Giuseppe, facilitatore alle relazioni esterne in Campania, propone la sua idea ribelle la “Città del Quarto d’Ora” raccontandola con il supporto di Guglielmo Minervino, architetto urbanista, ricercatore, esperto in sviluppo e gestione del territorio e dei centri storici.
Luca Di Giuseppe: L’idea ribelle di cui ci occupiamo oggi è la “Città del Quarto d’Ora”, un tema molto importante che fa riferimento anche all’idea che il mondo post Covid sarà completamente diverso rispetto a quello che immaginavamo soltanto fino a qualche tempo fa.
La città del quarto d’ora è la città dei 15 minuti, una città all’interno della quale si possano raggiungere tutti i servizi essenziali entro 15 minuti da casa, a piedi oppure in bicicletta. E quindi la città del quarto d’ora è appunto una visione di come le città del futuro dovrebbero essere costruite. Di questo parleremo con un esperto: Guglielmo Minervino, architetto urbanista che si occupa di ricerca e sviluppo. Con Guglielmo approfondiremo questo tema, cioè in che modo le città del futuro dovrebbero e potrebbero essere costruite per rispondere meglio alle esigenze e alle necessità dei cittadini.
Guglielmo quindi la prima domanda che ti pongo è: per quale motivo oggi si parla di città del quarto d’ora nel mondo? Cioè qual è il problema dal quale si parte, che si vuole appunto risolvere attraverso questo nuovo modello di città?
Guglielmo Minervino: il problema principale che abbiamo con le città moderne è che non rispondono più all’essere umano. Semplicemente seguono logiche diverse, diciamocelo fin da subito, le logiche del capitale, dell’economia, ma non più l’esigenza abitativa della persona. Quindi è un problema di paradigma: l’uomo non è più da un secolo a questa parte al centro del pensiero della città, della progettazione della città, ma è diventato un utente della città. Mi voglio semplicemente rifare al concetto di città stessa, cioè di civitas romana, che era proprio l’insieme delle relazioni sociali delle comunità all’interno della città, la parte fisica invece si chiamava urbe cioè urbanistica. Purtroppo l’urbanistica da quando è nata si è concentrata troppo spesso sulla forma della città è un po’ meno su quello che invece è la qualità e quindi i suoi abitanti. Questo è il problema principale che credo, anzi sono sicuro, la città del quarto d’ora pone al centro e al quale prova a rispondere anche in una maniera secondo me abbastanza innovativa.
Luca Di Giuseppe: quindi sostanzialmente con la città del quarto d’ora l’obiettivo è quello di tornare ad una dimensione più umana della città e ovviamente il tema fondamentale da cui si parte è quello di migliorare la qualità della vita dei cittadini e quindi rispondere a delle esigenze che magari fin qui non trovano risposta da parte dei cittadini all’interno dei comuni, dai più piccoli ai più grandi. In che modo questo modello di città può aiutare i cittadini a fare in modo che quelle necessità trovino invece risposta?
Guglielmo Minervino: innanzitutto se è vero che la città è fatta per abitare, quindi per gli esseri umani, ecco noi siamo degli esseri sociali, viviamo di relazioni sociali e troviamo anche soddisfazione a contribuire attivamente a quella della nostra comunità. Questo è uno dei problemi principali che abbiamo anche oggi, ovvero uno scarso ascolto della cittadinanza da parte magari delle istituzioni. La città del quarto d’ora proprio in funzione di questa sua prossimità, cioè di avere tutto a portata di 15 minuti più o meno da raggiungere a piedi, in bicicletta o comunque con qualsiasi mezzo di trasporto che sia sostenibile, incentiva proprio le relazioni sociali, quindi possiamo parlare di una città socio-generativa. D’altra parte questi elementi costruiscono e diciamo contribuiscono allo sviluppo di quel capitale sociale, che sono appunto le persone, le relazioni, che hanno fondamentale importanza oggi nella scelta delle politiche più opportune da perseguire proprio per uno sviluppo delle città che sia in linea con i concetti di sostenibilità, di resilienza, di ecologia.
Luca Di Giuseppe: Ma quali sono secondo te i problemi che si potrebbero verificare nell’immaginare la costruzione di questa città?
Guglielmo Minervino: innanzitutto diciamo che questo modello di città si scontra proprio con quello che attualmente esiste, quindi immagino innanzitutto dei vantaggi ad esempio dal consumo di suolo. La città dei 15 minuti vuol dire che non dobbiamo più consumare suolo in maniera così estensiva come si fa adesso, e questo ovviamente va contro le logiche neocapitaliste del consumare, del vendere, del produrre incessantemente, di una crescita diciamo infinita. Quindi questo è un ostacolo principale. E se volessi fare un accenno sull’Italia, diciamo che l’evidenza di questo l’abbiamo nel fatto che l’Italia ha una legge urbanistica del ‘42, cioè abbastanza datata, che rispondeva a tutt’altra logica, anche se poi superata in parte. Però diciamo, l’italia paradossalmente, nonostante abbia le carte in regola e le capacità, e soprattutto una storia legata a un concetto di città e di abitare denso, prossimo, dove il cittadino è al centro, fatica da un po’ di anni a trovare delle risposte anche in termini di legislazione. Quindi questi sono i due aspetti principali che potrebbero causare problemi.
Luca Di Giuseppe: se dovessimo fare appunto una sintesi, cosa porterebbe la città dei 15 minuti? Cioè quali sono i benefici e i vantaggi che trarrebbero i cittadini attraverso la città dei 15 minuti?
Guglielmo Minervino: innanzitutto penso al problema dello stress personale, che sappiamo essere più alto – questo è documentato – proprio in contesti urbani. Pensare di ridurre moltissimo gli spostamenti attraverso l’automobile, che ci isolano anche, vuol dire comunque agire una maniera più più serena e tranquilla, quindi con minore stress. Poi c’è l’aspetto ambientale, che è indirettamente toccato da questo modello dei 15 minuti: penso ad esempio al forzarci a ripensare, a riqualificare tutti quegli spazi di risulta abbandonati che troviamo all’interno delle città e convertirli ad esempio in area verde, quindi in una maniera saggia e produttiva per il miglioramento della rete ecologica urbana della quale tanto si parla oggi. Questi sono due aspetti che mi vengono subito in mente. Ce ne sarebbero altri diciamo altrettanto rilevanti, ma questi due secondo me sono già i principali.
Luca Di Giuseppe: certo la città del quarto d’ora poi si basa anche sull’idea ad esempio di costruire degli uffici di coworking, per permettere ai cittadini di svolgere tutte quelle attività tradizionali che si svolgono con un certo distanziamento in maniera più ravvicinata, come può essere il lavoro, ma anche lo sport, oppure gli asili nido.
Guglielmo, io ti ringrazio e facciamo giusto brevemente una sintesi di quello che ci siamo detti. La città del quarto d’ora è una città nella quale si tenta di riportare il tessuto sociale di un comune ad una dimensione maggiormente umana, cioè più vicina alle esigenze dei cittadini. E’ una città nella quale si riducono gli spostamenti inutili e quindi si cerca anche di diminuire il numero di autovetture che circolano, perché uno dei maggiori ostacoli per le famiglie, per i cittadini, al giorno d’oggi è rappresentato proprio dalle auto, che allo stesso tempo inquinano e quindi attraverso una diminuzione delle autovetture in circolazione ovviamente si hanno dei benefici anche di carattere ambientale. Quindi possiamo sostanzialmente, se tu sei d’accordo, sintetizzare la città del quarto d’ora con due parole: da un lato ambiente, perché è evidente che ci sono dei benefici, dall’altro invece qualità della vita, migliorare la qualità della vita di ciascun cittadino nella propria vita quotidiana e quindi nelle attività che svolge nella sua quotidianità. Questa è la città di 15 minuti, questa è la nostra idea ribelle.