Lo scorso martedì il Parlamento europeo ha approvato il regolamento del Recovery Fund (Recovery and Resilience Facility, Rrf) a larghissima maggioranza. E’ l’insieme fondamentale di tutte le regole necessarie per dare attuazione al Recovery fund, per stabilirne gli obiettivi, le regole di accesso e il suo finanziamento. Si tratta di un passo storico e di un’opportunità unica per tutti i Paesi europei. Il regolamento ha già avuto il via libera dagli Stati membri al Consiglio, è stato formalmente firmato oggi dal Presidente del Parlamento europeo e dal primo ministro portoghese, ed entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in gazzetta ufficiale, che avverrà il 18 febbraio. Ma di cosa si occupa nello specifico il regolamento?
Finanziamento in sovvenzioni e prestiti
In totale sono previsti 672,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per finanziare misure nazionali volte ad alleviare le conseguenze della pandemia. Lo strumento potrà finanziare anche dei progetti collegati iniziati a partire dal primo febbraio 2020; sarà possibile usufruire di questi finanziamenti per tre anni.
Caratteristiche dei piani nazionali
Gli Stati membri devono presentare i piani ufficiali entro il 30 aprile 2021. Questi si devono incentrare su transizione verde, trasformazione digitale, coesione economica e competitività e coesione sociale e territoriale. Potranno essere finanziati anche i progetti per la reazione delle istituzioni alle crisi, le politiche a favore di giovani, istruzione e sviluppo di competenze.
Investimenti di impatto duraturo
Ciascun piano deve destinare almeno il 37% del proprio bilancio al clima e almeno il 20% alle azioni digitali. I piani dovranno avere un impatto duraturo sia in termini sociali che economici; potranno ricevere fondi soltanto i Paesi che rispettano lo Stato di diritto e i valori fondamentali dell’Unione europea.
Il voto sul regolamento ha dimostrato, in modo incontestabile, la sconfitta del sovranismo a livello europeo, dimostrandone l’inconsistenza di un progetto comune e coeso: infatti, sia il gruppo di Identità e Democrazia (cui appartiene la Lega), sia Ecr (che vede Fratelli d’Italia tra le sue fila) si sono spaccati, votando in modo disordinato a favore, contro o astenendosi. In particolare, la Lega ha votato a favore con un’incredibile giravolta rispetto al recente passato, mentre FdI ha optato per l’astensione. Il MoVimento 5 Stelle ha votato, coerentemente, a favore.
Ora la parola passa agli Stati membri. Ciò che è incontestabile è che si è raggiunto qualcosa di impensabile solo un anno fa: la creazione di uno strumento fondato sul debito comune per raggiungere obiettivi condivisi. L’Italia, lo ricordiamo, grazie ai negoziati di Giuseppe Conte e al MoVimento 5 Stelle, ne sarà il primo Paese beneficiario con ben 209 miliardi di euro. Non sprecheremo quest’occasione.