Le idee ribelli sono le idee che possono rendere straordinario il nostro Paese e che si ribellano alla quieta disperazione del non cambiare nulla. Le idee ribelli si compongono di due parole dove ribelle è l’aggettivo come: Identità Digitale, Acqua Pubblica o Reddito Energetico.
Proponi la tua idea ribelle! Compito di chi si proporrà come custode di un’idea ribelle sarà quello di promuoverla, ma anche e soprattutto di creare la consapevolezza che il tempo per quella idea è oggi.
Oggi Antonella Laricchia, portavoce del MoVimento 5 Stelle Puglia, propone la sua idea ribelle “Formazione Vicendevole” raccontandola con il supporto di Veronica Piccolo, esperta in governance di internet.
Antonella Laricchia: Oggi parliamo di un’altra idea ribelle che abbiamo chiamato formazione vicendevole. È un’idea dell’associazione il Ponte di Massafra, che ho fortemente promosso anche piuttosto concretamente perché credo che sia la soluzione per aiutare qualunque cittadino a trovare un ruolo in questa società. Partiamo da un principio: ognuno di noi è portatore di un sapere, ha un sapere che può condividere con altri, ed è proprio da questo scambio di saperi che cresciamo tutti e soprattutto cresce la nostra soddisfazione di stare al mondo. Ecco perché stiamo lavorando alla formazione vicendevole, cioè un gruppo di giovani che trasferisce il sapere dell’alfabetizzazione digitale, dell’educazione digitale a chi è più grande e più anziano, e proprio perché privo di questo sapere è fuori da tantissime opportunità anche più basilari, anche più semplici, come una semplicissima videochiamata a un nipote. E contemporaneamente però ricevono, sempre questi giovani, altro sapere dai più anziani, quelli che hanno formato, ma si tratta di un altro tipo di sapere, come ad esempio le abilità negli antichi mestieri, la cucina, la sartoria, le riparazioni, l’artigianato.
Di questo e altro parliamo con Veronica Piccolo, che è un’esperta in governance di internet e ha onorato questo territorio di tanti titoli guadagnati anche duramente sul campo. Ci basti ricordare che nel 2020 è stata giovane ambasciatrice dell’internet della società presso l’IGF – Internet Governance Forum. Allora dicci un po’, qual è la situazione oggi rispetto all’alfabetizzazione digitale e cosa succede se non facciamo nulla per cambiare la situazione attuale?
Veronica Piccolo: Come abbiamo avuto modo di toccare un po’ con mano noi stessi, lo scorso anno abbiamo avuto l’esperienza dello scoppio della pandemia da Covid-19 che in qualche modo ha costretto alcune fasce della popolazione, soprattutto le fasce più anziane della popolazione, a rimanere indietro e ad affrontare da soli questo impatto improvviso con la tecnologia. Abbiamo visto la chiusura di tutte le attività commerciali dal vivo, lo spostamento di queste attività online, soprattutto anche per quanto riguarda le attività della pubblica amministrazione, il contingentamento diciamo di questa situazione che si è venuta a creare ha poi colpito anche le fasce più giovani che hanno invece subito questo effetto deprimente, questo effetto negativo dal punto di vista del lavoro. I giovani sono la fascia della popolazione che normalmente viene lasciata a casa quando si tratta di licenziare dalle attività commerciali, sono anche i soggetti che svolgono un lavoro precario soprattutto nell’ambito del settore del turismo per cui il problema nel perseguire un po’ questa politica del laissez-faire è quello di escludere queste fasce della popolazione, queste fasce sociali, dalla partecipazione politica, ma anche dall’economia e dal contributo attivo alla crescita della società, allo sviluppo della società.
Antonella Laricchia: Sì, è verissimo e lo abbiamo proprio vissuto. Hai descritto l’ultimo nostro anno con parole azzeccatissime. Ma secondo te a questo punto cosa possiamo fare? Qual è la nuova strada che dobbiamo percorrere per cambiare le cose?
Veronica Piccolo: Le fasce più giovani della popolazione hanno una ricchezza intrinseca, così come ce l’hanno anche le fasce più anziane della popolazione. Come hai detto tu all’inizio, i più giovani sono quelli che hanno un rapporto molto più flessibile, molto più fluido con le tecnologie, mentre le fasce più anziane della popolazione che in gergo tecnico noi chiamiamo immigrati digitali, quelli che comunque hanno subito il subentro di internet e delle tecnologie, sono quelli che invece sono ancora legate alle attività un po’ più manuali. Il problema, e la soluzione un po’, è quello di colmare il divario tra queste generazioni e quindi consentire ad entrambi di avere questo scambio di saperi un po’ peer to peer, quindi da pari a pari. Sono allo stesso tempo studenti ed insegnanti e questo secondo me è anche molto rivoluzionario ed è qualcosa che dovrebbe essere ripreso anche da più parti.
Antonella Laricchia: Ci sono dei problemi concreti secondo te nell’attuarlo o dei rischi che si corrono rispetto appunto a questa attività? Cioè secondo te quali sono i problemi che dobbiamo affrontare e risolvere perché poi questa idea si materializzi concretamente?
Veronica Piccolo: Il primo problema è quello di rendere scalabile il progetto, quindi di individuare anche i ragazzi che siano disposti ad entrare nel progetto e mettere a disposizione le proprie competenze. Uno dei più grandi ostacoli che ho incontrato con i giovani è che loro non sono consapevoli di poter insegnare qualcosa, quando in realtà la loro ricchezza è veramente intrinseca. Loro hanno imparato ad utilizzare le tecnologie quando erano veramente piccolissimi e non pensano che questo sia una risorsa. In realtà questa è una risorsa e il primo ostacolo è quello di convincere i giovani a mettersi in gioco. Il secondo problema è quello delle risorse per in qualche modo sviluppare questo progetto, attuarlo e renderlo scalabile, quindi renderlo fruibile non solo in una determinata zona geografica, ma anche un po’ in tutto il meridione, in tutta Italia. Per rendere questo progetto effettivamente fruibile e attuabile è necessario mettere in campo delle risorse importanti, coinvolgere anche le scuole, le varie associazioni territoriali e quindi creare dei progetti e dei programmi un po’ più strutturati.
Antonella Laricchia: Grazie Veronica. In effetti a sentirti parlare ho ricordato le parole della ex ministra Pisano quando ha partecipato a un nostro evento in campagna elettorale, che diceva che la digitalizzazione senza formazione è come l’energia elettrica senza le lampadine, cioè una risorsa che però non può cambiarci la vita. Di fatto mi avete convinta ancora di più, non solo tu con la tua freschezza, la tua conoscenza, ma anche Gaia Silvestri, che voglio ricordare, la presidente dell’associazione Il Ponte che ha avuto anche questa idea che io voglio fortemente promuovere, a appunto promuoverla. Oggi stiamo affrontando le difficoltà di un progetto pilota, però andremo avanti sicuramente facendo capire alle istituzioni l’importanza magari di introdurre queste cose nell’alternanza scuola-lavoro per esempio o comunque in generale dell’investire sia nella formazione di risorse umane sia evidentemente nello stanziare risorse economiche perché questo sia un progetto diffuso e che quindi crei saperi, e soprattutto scambio di saperi. Perché questa è la cosa più bella secondo me: quando si scambia sapere ognuno di noi, come hai detto tu, è insegnante e alunno e quindi acquisisce una consapevolezza dell’essere umano e della società di cui fa parte ancora più importante e dirompente. Sappiamo che se una società è fatta di cittadini consapevoli, è una società molto diversa rispetto a una classica società di cittadini magari passivi, e noi a quello vogliamo tendere. Grazie anche per aver rinnovato in me la motivazione nel lavorare ancora di più a questa cosa, aggiorneremo presto tutti i cittadini che ci seguono, iscritti e non iscritti a Rousseau, perché questa è una cosa che ci piace tanto.