La notizia
La scorsa settimana, con tre voti favorevoli e due contrari, il consiglio di garanzia del Senato ha confermato la decisione della commissione contenziosa che ha stabilito il diritto alla pensione per Roberto Formigoni, condannato in via definitiva per corruzione per i fatti legati al tracollo finanziario delle fondazioni Maugeri e San Raffaele. In poche parole, nonostante la condanna per un reato grave contro la Pubblica Amministrazione, l’ex presidente della Lombardia avrà diritto al vitalizio.
E come lui tanti altri ex politici che potranno continuare a usufruire del trattamento economico, grazie a una classe politica che, annullando la delibera Grasso-Boldrini del 2015, di fatto riconferma un privilegio anche per quei parlamentari che non abbiano servito il Paese con disciplina e onore come previsto dalla nostra Costituzione.
Ricordiamo che questa misura economica per i rappresentanti del popolo all’interno del Parlamento italiano nasce nel 1954 con una seduta alla quale partecipazione tutti gli schieramenti dell’arco costituzionale dell’epoca. Lo scopo? Garantire anche ai meno abbienti di dedicarsi alle funzioni pubbliche, senza dover dipendere economicamente da terzi e poter esercitare il proprio mandato in modo libero e incondizionato. A questo punto sorge naturale una domanda: qual è il senso di attribuirlo a chi – con tanto di sentenza passata in giudicato – questa indipendenza ha deciso di venderla sfruttando la propria posizione di potere?
Ma il vitalizio è solo uno dei tanti benefit dei quali i Parlamentari godono e che fanno gridare allo scandalo. Vediamoli insieme.
Quanto guadagna un Parlamentare?
Partiamo da un dato. Come riportato da Openpolis sono 224 i milioni di euro che ogni anno vengono destinati dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato per le indennità e i rimborsi per Deputati e Senatori della Repubblica.
Tuttavia non esistono, a oggi, dati certi sugli stipendi dei parlamentari. Anzi, non si potrebbe neanche parlare di stipendi nel senso stretto del termine, dal momento che le somme percepite da ciascun Parlamentare comprendono l’indennità vera e propria, l’indennità di funzione, la diaria da utilizzare per soggiornare a Roma, i rimborsi per i trasporti, per le spese di telefonia mobile e per l’attività politica da svolgere sui territori. I cittadini, purtroppo, non hanno accesso alle cifre esatte di queste singole voci.
Il Parlamento al momento si limita solo a pubblicare un resoconto sommario che però non dà informazioni dettagliate sui singoli Parlamentari. Effettivamente, gli importi variano in base all’incarico ricoperto: presidenti e vicepresidenti di Commissioni e Assemblee, ad esempio, hanno diritto ad un’indennità di funzione extra.
Inoltre, le somme percepite variano anche in base a quanto un Parlamentare è presente in Aula e Commissione. Un esempio? La Camera dei Deputati prevede una diaria di 3500 euro mensili. Ogni giorno di assenza fa scattare una decurtazione di 206.58 euro al mese che diventano 500 se l’assenza avviene in Commissione o in Giunta. Il problema è che basta solo il 30% di presenze affinché un Parlamentare sia considerato presente.
Infine il Parlamento non fornisce informazioni e rendiconti precisi neanche sulle cosiddette spese per l’esercizio del mandato, ossia quei soldi messi a disposizione di ciascun Parlamentare per poter pagare i propri collaboratori. Sappiamo solo che la Camera ha stanziato 63.6 milioni nel triennio 2018-2020, mentre il Senato ne ha stanziati 37 per lo stesso periodo.
Da dove vengono questi soldi?
Il finanziamento pubblico ai partiti è stato ufficialmente abolito nel 2013. Questo però ha determinato non tanto una maggiore moderazione nelle spese della politica, quanto un maggiore ruolo del finanziamento ai Gruppi Parlamentari presenti alla Camera e al Senato. come si può vedere bene nel grafico qui sotto elaborato da Openpolis.
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi (ultimo aggiornamento: giovedì 18 Luglio 2019)
Il finanziamento diretto ai partiti è stato gradualmente ridotto da 90 milioni di euro annui a circa 14 milioni, mentre il finanziamento ai Gruppi parlamentari si attesta intorno ai 53 milioni di euro (22 al Senato, 31 alla Camera).
Per capire meglio il meccanismo, basta guardare, ad esempio, le entrate e le uscite di Partiti e Gruppi Parlamentari di Camera e Senato all’inizio di questa legislatura.
FONTE: confronto tra le entrate e le uscite di partiti e gruppi realizzato da Openpolis
Notate qualcosa di strano? Anche se un partito, grazie al 2x000, riceve soldi pubblici, i Parlamentari hanno comunque a disposizione altri milioni grazie agli stanziamenti operati da Camera e Senato.
Si capisce chiaramente che i Gruppi Parlamentari, specialmente all'inizio della legislatura, cercano di spendere meno di quanto ricevono per avere dei “tesoretti” da usare nel corso dei cinque anni di legislatura.
Le spese dei gruppi parlamentari
Negli ultimi anni i Gruppi Parlamentari, quindi, hanno assunto un ruolo più rilevante rispetto alle formazioni politiche in sé, arrivando ad avere una capacità di spesa anche maggiore rispetto ai soli partiti. Potete guardare questo grafico realizzato da Openpolis per capire meglio.
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi (ultimo aggiornamento: giovedì 18 Luglio 2019)
Il fenomeno è ancora più evidente se si mettono a confronto le spese per il personale effettuate dai partiti e dai Gruppi Parlamentari nel corso degli anni.
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi (ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)
Non solo. Rispetto ai partiti i Gruppi Parlamentari negli ultimi anni hanno ottenuto ancora più disponibilità economiche per quanto riguarda le spese di servizio, ossia tutte le spese inerenti l’amministrazione ordinaria (spese postali, telefoniche), la comunicazione, l’organizzazione di eventi e manifestazioni. Basti pensare che nel 2014 i partiti potevano spendere in servizi circa 23 milioni di euro, contro i 5.6 dei Gruppi Parlamentari, mentre nel 2017, i partiti hanno speso 11 milioni a fronte dei 7.5 milioni di euro spesi dai Gruppi Parlamentari (+33%).
È interessante infine notare come una parte rilevante di queste spese di servizio siano legate esclusivamente alla comunicazione dei Gruppi di Camera e Senato, con costi che hanno toccato negli anni passati anche cifre come 4.64 milioni di euro alla Camera dei Deputati.
FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi (ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)
Come correttamente afferma Openpolis, dunque, il sistema attuale lega a doppio filo il numero di eletti con la quantità di denaro pubblico messo a disposizione per i partiti: avere più eletti implica avere più finanziamenti, anche grazie ai contributi dei Gruppi Parlamentari.
Per approfondire: Openpolis, Partiti deboli, democrazia fragile: la vera cassa sono i gruppi parlamentari