Dalla Russia importiamo per il nostro utilizzo nazionale circa 1 exajoule in gas l’anno. Dall’altra parte la nostra produzione in Italia di energia rinnovabile è pari a 0,67 exajoule l’anno, circa la metà rispetto alla Gran Bretagna (1,2 exJ) e un terzo rispetto alla Germania (2,21 exJ).
In sostanza la sostituzione dell’energia derivata dal gas russo con il rinnovabile è qualcosa di possibile, ci basterebbe arrivare a 1,7 exJ di produzione nazionale. Se arrivassimo ad eguagliare la produzione tedesca potremmo fare a meno del gas direttamente.
La transizione energetica dovrebbe essere anche questo: indipendenza nazionale ed energia a km0 (senza continuare a parlare di centrali a carbone).
Un esempio potenzialmente virtuoso è la Sardegna che oggi è in gran parte fornita da una centrale a carbone che si prevede dovrà chiudere entro il 2025. Enel ha già dichiarato la fattibilità di un progetto con energia solare ed eolica che sarebbe sufficiente a sostituire la centrale a carbone e rendere l’isola un primo esempio di una regione italiana completamente rinnovabile ed a impatto zero.
La soluzione oggi tuttavia più probabile voluta dalla politica sembra essere invece il trasporto di gas via nave, un processo altamente inquinante e generatore di C02.
Il Portogallo è riuscito già a chiudere definitivamente con il carbone lo scorso novembre, a coprire il fabbisogno nazionale con il 59% di energia rinnovabile e ridurre le sue importazioni al 10%.
Dobbiamo iniziare ad investire in una rete elettrica nazionale intelligente che permetta di gestire questo tipo di energia distribuita e direzionare gli investimenti verso solare, eolico e idroelettrico, non gas e carbone.
P.S. alcuni di voi mi sottolineano che le rinnovabili dovrebbero avere il minor impatto possibile sul consumo di suolo privilegiando tetti e zone non agricole. Concordo pienamente.