Nel 1940 la Norvegia riuscì a spostare gli archivi fisici dei dati sensibili dello Stato in Gran Bretagna dopo l’occupazione tedesca. Oggi con la digitalizzazione dei dati lo spostamento può essere più facile, ma deve essere in ogni caso progettato per tempo.
Il caso dell’Afghanistan insegna che i tempi per eseguire i piani di emergenza possono essere molto brevi e a volte insufficienti, lasciando al nemico non solo le armi occidentali, ma anche tutti i dati sensibili del Paese.
Oggi anche l’Ucraina sta ragionando su come proteggere i propri dati sensibili tenendone una copia all’estero per poter salvaguardare la continuità amministrativa anche in caso di danni permanenti al sistema della pubblica amministrazione che tuttavia deve ancora capire chi può autorizzare lo spostamento di tutti questi dati essendo di competenza di agenzie statali diverse.
Il backup di una nazione oggi può essere completamente digitale e tenuto anche in momenti di pace. Lo ha scoperto da tempo l’Estonia che oggi ha una copia di tutti i dati del Paese in Lussemburgo presso un data center eletto ad ambasciata estone in territorio lussemburghese.
Mi sono recentemente confrontato con il suo ex Presidente Toomas Hendrik Ilves che mi ha spiegato i grandi vantaggi di avere tutti gli atti e le informazioni di un Paese in digitale (nel caso estone non solo i dati personali delle persone, ma anche, ad esempio tutti gli atti dei tribunali) permette di poterli custodire anche in caso di attacchi al Paese o alla singola istituzione. E visto che nell’ultimo secolo l’Estonia è stata invasa sei volte, il tema è sicuramente attuale.
Lo Stato, come le aziende, deve ragionare in termini di business continuity e non solo con i tempi dell’emergenza. Non deve capitare una guerra per perdere tutto un archivio di Stato, è sufficiente un incendio o un disastro naturale.