L’impatto delle banche centrali sull’economia reale è di 18 mesi. La regola si è verificata anche questa volta.
Dopo aver stampato dal nulla per quasi due anni il 40% della moneta che era in circolazione per sostenere il momento di emergenza, oggi viviamo la conseguenza più naturale: quei soldi valgono di meno. Non ancora il 40% in meno, ma la direzione è quella.
Come una grande nave con un piccolo timone oggi le banche centrali cercano di raddrizzare la rotta, ma gli effetti sull’economia reale si vedranno solo alla fine dell’anno prossimo e nel mentre la correzione di rotta farà rallentare l’economia.
Almeno per il prossimo anno dovremo quindi convivere con l’inflazione se non anche con la recessione.
Il primo effetto dell’inflazione lo stiamo già vedendo oggi anche in Paesi “ricchi” come gli Stati Uniti dove il 64% della popolazione dice di non riuscire più a mettere da parte nulla a causa di una svalutazione del denaro più rapida dell’incremento dei salari.
Ma sono i Paesi più “poveri” che potrebbero andare in bancarotta se non fanno tagli radicali alla spesa sociale detonando le proteste dei cittadini. In Ghana il prezzo della benzina è quadruplicato e l’inflazione è al 29,7%. La Tunisia ha già dichiarato che adotterà le riforme che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) vorrà indicargli (ricordiamo che è da una protesta di piazza in Tunisia che è partita la primavera araba). Il Pakistan sembra possa avere un cambio di guida politica vista la situazione economica e l’inflazione al 21,3% nonostante l’FMI abbia da poco concesso altri $1,3 miliardi. In Kenya a luglio le proteste di piazza usavano lo slogan #nofoodnoelections per le elezioni di agosto. In Argentina si è limitata la possibilità di acquisto di valuta straniera a $200 al mese per evitare la fuga di capitale e la svalutazione del peso.
Il problema di questo autunno potrebbe non essere più ucraino, ma di un’intera fetta della popolazione mondiale che non riuscirà a pagarsi il cibo con conseguenti instabilità politiche. E’ necessario innovare gli strumenti di azione dei governi e delle banche centrali sull’economia. Ad esempio la digital currency (moneta di Stato con tecnologia delle criptovalute) avrebbe il pregio di comprimere a poche settimane l’impatto delle banche centrali sull’economia reale che oggi è 18 mesi.