Un indicatore economico riesce a riassumere la sofferenza di un popolo: l’indice di miseria. Si ottiene sommando il tasso di disoccupazione con quello dell’inflazione.
Il rialzo dei tassi da parte delle banche centrali in una situazione di alta inflazione e di rallentamento dell’economia potrebbe impattare proprio su questo indice. L’Italia si è sempre posizionata al mondo attorno al 23° posto nel mondo a causa di una disoccupazione sempre sostenuta.
Un aumento del 8,9% dell’inflazione corrisponde ad una tassa equivalente sugli stipendi degli Italiani, con una grande differenza rispetto alle tasse normali: quei soldi non andranno a spesare servizi pubblici, ma solo ad impoverire gli italiani.
Un aumento della disoccupazione, oggi al 7,9% in Italia, non solo toglier reddito disponibile al singolo non occupato, ma sottrae ulteriori risorse allo Stato.
Oggi l’indice della miseria negli Stati Uniti è pari al 12%, in Italia è pari al 17% con tendenza a crescere.
Se si arriverà, come probabile, ai livelli degli anni ‘70 durante la crisi energetica (20-22%) avremo creato le condizioni per una nuova stagflazione dove le persone aspetteranno per spendere i propri soldi nella speranza di tempi migliori ed i produttori dovranno rivedere al ribasso i loro prezzi abbassando la qualità dei prodotti per riuscire a vendere.
Il primo banco di prova sarà il prossimo Natale dopo le prime bollette energetiche alle famiglie.
P.S. Immagine generata dall’Intelligenza Artificiale