Negli anni ‘60 il premio Nobel Milton Friedman si recò in Asia in visita ad un cantiere per un nuovo canale e si sorprese perché gli operai utilizzavano le pale e non i moderni trattori escavatori. Quando gli risposero che era per occupare più persone possibili, replicò ironicamente che allora avrebbero potuto dare agli operai dei cucchiaini al posto delle pale per raggiungere meglio l’obiettivo. (vedi il video “Il futuro del lavoro”)
Nella storia è capitato più volte di affrontare il tema: è necessario limitare la produttività portata da un’innovazione tecnologica mantenendo pratiche antiquate per conservare i posti di lavoro? Oggi ce lo chiediamo per l’AI, tempo fa ce lo chiedevamo per i telai meccanici.
Le proteste verso questi nuovi sistemi sono naturali, umane, come quelle dei luddisti a fine del ‘700. Chiunque veda il proprio lavoro portato via da una macchina vede una minaccia diretta alla propria famiglia.
Oggi si parla di regolare l’AI. Possiamo certamente definire delle linee da non oltrepassare come quelle legate al riconoscimento facciale istantaneo e al fatto che le persone devono essere consapevoli di parlare con una AI, ma sarebbe un grave errore limitarne gli impatti sulla produttività aziendale. Studi del MIT dimostrano che già oggi molti lavori da ufficio possono essere portati a termine lavorando 3 giorni a settimana (al posto di 5), migliorando al contempo la qualità del lavoro eseguito (del 20%).
Qualche mese fa l’Italia ha portato OpenAI a sospendere il suo servizio per gli Italiani per circa un mese e mezzo. Quel solo episodio ha permesso di studiare la produttività italiana in assenza di AI generativa, rendendo gli sviluppatori italiani più lenti dei propri colleghi stranieri.
L’analisi condotta sugli sviluppi pubblicati su Github hanno evidenziato che nei primi due giorni della sospensione c’è stato un crollo del 50% sulla produttività. Subito dopo si è ripresa probabilmente per l’utilizzo di VPN e Tor che hanno permesso di bypassare le restrizioni dell’authority.
Limitare la produttività delle nostre aziende potrebbe portare a qualche risultato nel brevissimo termine, ma nel medio farà sì che non siano più competitive rispetto alle straniere, portandole a chiudere o espatriare.
Potenziare il processo di trasformazione dall’altra parte permette di aumentare le esportazioni verso i Paesi che non lo hanno ancora fatto, tutelando in questo modo l’occupazione, almeno per il medio termine. Dall’altra parte si potrà intercettare una fetta importante dell’aumento del 7% previsto sul PIL mondiale portato solo dall’AI generativa.