L’AI sta sviluppando effetti mai visti sul concetto stesso del copyright. Creare un brano musicale, un film o un testo con l’AI è sempre più facile e molto più economico e avrà un effetto sul modello di business dell’editoria e dell’intrattenimento. Gli incumbent e i sindacati si sono messi in azione, ma probabilmente non servirà. Il loro obiettivo sembra solo quello di preservare il mondo che conoscevamo.
Se da una parte le principali etichette musicali stanno facendo causa a Antrophic per il training fatto su brani musicali sotto copyright, dall’altra l’industria musicale ha anche capito l’opportunità pubblicando l’ultima canzone dei Beatles utilizzando una canzone inedita di John Lennon ripulita e unita alle voci del resto del gruppo con l’AI.
Se da una parte gli autori e attori dei film di Hollywood hanno scioperato per 5 mesi per arrivare ad un accordo sul fatto che potranno utilizzare l’AI, accorciando di molto il tempo lavorato, ma a parità di stipendio, dall’altra la Disney ha già iniziato ad utilizzare come comparse nei suoi film attori AI (anche se senza risultati eccelsi per ora).
Se crediamo che questi fenomeni potranno essere gestiti da leggi, il vero fattore dirompente è l’internazionalità di queste aziende. Non in tutti i Paesi saranno presenti gli stessi limiti, e saranno le nazioni più aperte all’innovazione che alla fine ne beneficeranno maggiormente.
L’”Effetto Netflix” è forse il più chiaro esempio: gli scioperi statunitensi hanno fatto prendere il volo a Netflix in borsa perché hanno immobilizzato la concorrenza. Netflix infatti produce più della metà dei suoi film fuori dagli Stati Uniti; Warner solo un terzo, Paramount un quarto. Durante lo sciopero gli ordini di nuovi film negli Stati Uniti sono scesi del 25%, il resto del mondo ha compensato. Netflix era preparata.
La velocità del cambiamento impone di pensare alle opportunità di queste nuove tecnologie. Chi invece si fermerà nelle sabbie mobili della difesa dello status quo sarà semplicemente superato.