Gli affitti a breve termine hanno cambiato la geografia di molte città turistiche. Per chi ha un appartamento è molto più conveniente affittarlo per pochi giorni alla volta visto che rispetto ai tradizionali affitti quadriennali il ricavo può essere fino a 5-10 volte a seconda della richiesta e soprattutto si mantiene la disponibilità di utilizzo nel caso servisse.
Dall’altra parte per i turisti spesso è una soluzione molto più conveniente di situazioni paragonabili in hotel.
Molte delle città che hanno visto il boom di questo tipo di affitti hanno aumentato il turismo, ma al contempo hanno iniziato a non avere più appartamenti in centro da affittare per i propri cittadini. Questa crisi si è acuita con l’aumento dei tassi di interesse che ha reso più difficile acquistare le case.
Alcune città che non basano la propria economia principalmente sul turismo hanno quindi reagito duramente. New York ad esempio lo scorso settembre ha limitato la possibilità di affitto solo a coloro che vivono nella casa di cui affittano le camere permettendo un massimo di due ospiti contemporanei.
Dallas ha stabilito solo alcune zone dove è possibile fare affitti brevi. A San Francisco si sono limitati a massimo 90 giorni l’anno la possibilità di affitto di un certo appartamento. Amsterdam ha messo il limite a 30 giorni. Parigi 120 giorni.
Il tema tuttavia non è a senso unico. Una delle prime città a limitare Airbnb è stata Berlino che oggi tuttavia ha deciso di togliere la limitazione dopo le proteste dei berlinesi. I cittadini di New York oggi vedono sfumare gli 85 milioni di dollari di fatturato che avevano fatto nel 2022. Le stime valutano infatti una diminuzione dell’80% degli annunci su Airbnb in seguito alla nuova norma.