È stata oggetto di grande dibattito la notizia di Klarna – azienda del fintech – che ha dichiarato di aver licenziato 700 persone sostituendole con l’AI.
Il timore di perdere il proprio lavoro perché rimpiazzati dall’AI sta diventando sempre più diffuso e, in casi come Klarna, si sta dimostrando concreto.
Ma quale competenza umana sarà insostituibile in un mondo professionale governato dall’AI?
Personalmente credo che sia una caratteristica innata con la quale tutti nasciamo, ma che non tutti coltiviamo nello stesso modo.
Chiunque abbia trascorso un po’ di tempo con dei bambini di due o tre anni, ha avuto sicuramente esperienza di quell’ intenso interesse che manifestano verso oggetti che non hanno mai visto oppure nei confronti di dettagli che, noi adulti, riteniamo inutili o trascurabili. Il tempo di osservazione è, infatti, uno dei primi indicatori di curiosità di un essere umano e, secondo alcune ricerche, esisterebbe una correlazione tra il tempo che un bambino dedica a osservare stimoli nuovi e la probabilità che diventi curioso da adulto. Si tratta dell’istinto alla curiosità.
Oggi misurare quel tempo di osservazione potrebbe essere addirittura predittivo della capacità che quel bambino avrà di sopravvivere nel mondo del lavoro.
In un futuro in cui l’AI svolgerà molte delle attività oggi eseguite da umani, una delle caratteristiche cruciali e più ricercate nella sfera professionale sarà proprio la curiosità o, meglio la learnability. La nostra abilità (ability) di apprendere (learn) soprattutto a lungo termine, rivestirà un ruolo strategico. E la capacità di riuscire ad adattare le competenze al cambiamento o di svilupparne nuove e più ad ampio raggio, determinerà la rilevanza che ognuno di noi riuscirà ad avere nel proprio posto di lavoro.
Come sottolineato da Tomas Chamorro-Premuzic, professore di psicologia delle organizzazioni all’UCL, la curiosità possiede, infatti, quattro elementi che la rendono estremamente preziosa e “predittiva” in ambito professionale.
In primo luogo, è il fondamento del talento. Ogni competenza si apprende perché c’è una spinta di interesse – curiosità – senza il quale non esisterebbe alcun talento.
In secondo luogo, la curiosità influenza i risultati accademici e, questi ultimi, condizionano in modo diretto la carriera.
Un terzo aspetto, in parte collegato ai due precedenti, è che la curiosità è un predittore significativo dell’occupabilità di una persona ossia di quanto sia in grado sia di raggiungere un posto di lavoro attraente, sia di conservarlo.
E infine, ultimo aspetto, ma forse oggi primo per importanza: l’imprevedibilità delle professioni del futuro spingerà le aziende ad assumere non tanto sulla base di quello che i candidati sanno già fare, ma in base a quello che saranno in grado di apprendere nel futuro mutevole.
Oggi questa consapevolezza porta con sè una grande responsabilità. Da genitori, educatori o imprenditori, credo che dovremmo interrogarci su quanto ci stiamo impegnando per creare contesti che premiano il desiderio di esplorare approcci diversi, che favoriscono la divergenza di pensieri e di opinioni o che attivano la ricerca di strategie imprevedibili.
La natura ci ha dotato di una straordinaria capacità – la nostra profonda e potente curiosità – ma coltivarla, alimentarla e renderla un vantaggio determinante della nostra attività professionale dipenderà da noi.