Il dispensatore di opinioni

“Se avessi voluto una tua opinione te l’avrei data” diceva Clint Eastwood nel film Gran Torino

La Cina oggi dispensa le opinioni per tutti tramite l’AI. 

La versione cinese di ChatGPT è stata creata da Baidu sotto il nome di Wénxīn yīyán (文心一言), ovvero un lemma composto dalle parole wén (cultura, lingua) xīn (cuore, centro) e yīyán (breve frase) e che rimanda al concetto di concentrato di sapere, è stato rinominato Ernie per gli occidentali.  

Tutte le discussioni su contenuti sensibili fanno spesso riavviare la chat ed il database di addestramento è fornito dallo Stato tramite la Cyber Security Association of China che lo scorso dicembre ha pubblicato un database pubblico con 100 milioni di voci “verificate”.

Uno dei primi Paesi a regolare l’AI è stata proprio la Cina che nel luglio 2023 ha emanato le regole che sostanzialmente si concentrano sul fatto che non deve essere messo in discussione il governo, il socialismo e gli interessi nazionali.

Il rischio generale degli oggetti di AI è proprio il loro obiettivo di costruzione. Se infatti agli occhi occidentali il modello cinese è bizzarro, questo almeno è assolutamente palese; altri oggetti AI che stiamo utilizzando potrebbero avere altri obiettivi non scritti pubblicamente anche commerciali, non necessariamente politici. La buona fede fino a prova del contrario in questo caso forse non è la strada migliore.

Per questo motivo dovremo costruire a mio avviso oggetti AI che siano deputati alla verifica di qualità e difesa dalla manipolazione dei cittadini che interagiscono con queste chat e sistemi.  

Ne ho parlato nel mio libro Gli Algoritmi del Potere. Come l’Intelligenza Artificiale riscriverà la politica e la società. (ed. Chiarelettere) https://amzn.to/3X0vvOv