All’inizio di maggio, durante le elezioni comunali di Londra, un personaggio alquanto singolare ha attirato l’attenzione dei media: Facciadabidone (Count Binface). Nato dalla mente del comico inglese Jonathan Harvey, Facciadabidone è riuscito nell’impresa di battere il candidato sindaco del partito di estrema destra Britain First, pur non conquistando la vittoria finale, andata invece al laburista Sadiq Khan.
Facciadabidone non è un nome nuovo sulla scena politica britannica. Dal 2018, questo bizzarro personaggio ha partecipato a numerose elezioni, presentando programmi elettorali provocatori e spesso surreali. Tra le sue proposte più discusse figurano l’abbassamento dell’età per votare a 16 anni e il divieto di votare per chi ha più di 80 anni, l’abolizione del VAR (la tecnologia di assistenza video per gli arbitri nel calcio) e l’assunzione di 20.001 poliziotti, superando di uno la proposta del governo conservatore di assumere 20.000 nuovi agenti.
Facciadabidone sembra trarre ispirazione dal personaggio di Waldo, un cartone animato candidato alle elezioni suppletive britanniche nella celebre serie di Netflix “Black Mirror”. Waldo, con la sua satira pungente, metteva in seria difficoltà i suoi avversari politici, creando un parallelismo evidente con il ruolo di Facciadabidone nella realtà.
La presenza di candidati come Facciadabidone offre un interessante termometro del dissenso all’interno del processo elettorale, dimostrando quanto la democrazia possa essere inclusiva e aperta a voci di protesta. Mentre Facciadabidone ha stabilmente ottenuto l’1% dei voti, in altri contesti, la protesta elettorale può avere esiti ancora più significativi. Ad esempio, Nikki Haley, alle primarie repubblicane in Nevada, è stata sconfitta dall’opzione “Nessuno dei presenti”, una chiara manifestazione del disappunto degli elettori. In Indonesia, i sindaci che perdono correndo da soli vengono eletti, ma il loro mandato dura solo un anno.
Guardando al futuro, è probabile che i candidati anomali non saranno più creati da comici, ma dall’intelligenza artificiale. E potrebbero cambiare le regole del gioco non essendo più solo voto di protesta, ma proposte che qualcuno potrebbe ritenere migliori di altri politici “umani”. È già successo in Russia, Nuova Zelanda e Giappone dove degli avatar creati con l’Intelligenza Artificiale si sono candidati alle elezioni (per ora perdendo). Ne ho parlato nel mio libro Gli Algoritmi del Potere. Come l’Intelligenza Artificiale riscriverà la politica e la società. (ed. Chiarelettere) https://amzn.to/3X0vvOv