La piramide del lavoro l’abbiamo sempre immaginata dominata da persone. Oggi possiamo assumere persone con contratti nazionali o ingaggiarle per singoli task su Taskrabbit o Upwork.
Queste piattaforme permettono di trascendere i contratti di lavoro classici e le regolamentazioni dei singoli Paesi perché appunto sono dedicate a collaborazioni occasionali con persone dall’altra parte del mondo.
Quello a cui assisteremo nei prossimi mesi sarà dirompente per la nostra concezione di lavoro: saranno gli agenti AI che potranno ingaggiarci (e pagarci per il lavoro svolto).
Fino ad oggi gli agenti AI hanno avuto una limitazione: non avevano a disposizione i soldi per pagare. A risolvere il problema stanno arrivando nuovi servizi che permetteranno anche a oggetti artificiali di possedere denaro e spenderlo.
Payman, ad esempio, è una nuova piattaforma (ora in Beta) che permette di depositare dei soldi nel borsellino del sito e poi agli oggetti AI autorizzati ad utilizzarlo, di pubblicare annunci di lavoro e di dare il via libera al pagamento a compito finito.
Attività come controlli di documenti legali o di qualità del lavoro svolto o di captcha da bypassare o ancora di attività da svolgere fisicamente ad oggi sono ancora di competenza delle persone.
Ma se ci sono dei compiti come questi che pensiamo l’AI non può fare, assumerà un umano per farlo (o per insegnarglielo).