Il futuro dell’AI è dentro di noi?

In una delle sue recenti interviste il miglior futurologo vivente, Ray Kurzweil, parla del futuro dell’AI

  • Immortali. Negli anni ‘30 raggiungeremo la “longevity escape velocity” (la velocità di fuga della longevità), dove ogni anno di vita che perderemo in vecchiaia, lo riconquisteremo in progresso scientifico.
  • Touring per stupidi. Il problema del Test di Touring di oggi con l’AI è che è troppo intelligente, deve saper essere più stupida per sembrare una persona. Oggi per scoprire che dall’altra parte c’è un’AI è sufficiente chiedergli dettagli conosciuti solo da esperti del settore in ambiti diversi.
  • AI nel cervello. La più grande applicazione dell’AI sarà la combinazione al nostro cervello. Come oggi diamo per scontato di aver bisogno di un cellulare e solo vent’anni fa la maggior parte della popolazione dava per scontata la sua inutilità, entro la fine di questo decennio arriveremo a dare per scontato la necessità dell’avere le funzionalità degli smartphone direttamente collegate al nostro cervello.
  • Super cervello. Raggiungeremo milioni di volte la nostra capacità di pensare e di consapevolezza entro il 2045 grazie alle interfacce cervello-rete-AI. 
  • Chip 3D. La capacità computazionale dei computer la vede crescere ancora di molto senza la necessità di usare il quantum computing. I chip in 3D sono ancora agli albori e con grandi potenzialità ancora da sviluppare.
  • Reddito di base universale. La fine del lavoro come lo conosciamo la vedremo negli anni ‘30, quando diventerà essenziale il reddito di base universale.

Mi piace sempre leggere chi ha certezze così chiare sul futuro per ragionare quale sia il futuro irrealizzabile, quello possibile e quello probabile. Ragionando su questi punti li vedo in realtà molto probabili.