Il giornale che conosciamo sta per cambiare. Il Corriere della Sera e il Gruppo Gedi ne sono consapevoli e stanno agendo in modi diametralmente opposti. Dopo il rilascio da parte di Openai di SearchGPT che promette di mettere in crisi il modello del motore di ricerca di Google, quello di cui molti si stanno preoccupando è il modello dell’informazione. I grandi giornali internazionali stanno concludendo accordi con Openai per permettergli di acquisire i loro archivi e usare le notizie per presentarle in un nuovo modo.
Il recente accordo del Corriere della Sera con Openai è emblematico. È il primo in Italia dopo altri grandi accordi con il Wall Street Journal, Associated Press, Axel Springer, Financial Times e Le Monde.
Fino ad oggi la gerarchia degli articoli, i titoli, le immagini ed il modo di presentare la notizia sono state scelte dagli editori che davano la loro impostazione per tutti i loro lettori. Oggi ogni lettore potrà impostare il suo modo di vedere le novità nel mondo. Si inizia oggi da una chat di supporto, per poi arrivare alle notizie impostate per il mattino che sentiremo in viaggio per l’ufficio o impaginate apposta per noi.
La “partnership strategica con l’americana OpenAI” non sarà solamente per mettere una chat sul sito, ma come per gli altri accordi internazionali probabilmente prevede già oggi o comunque nel futuro prossimo anche l’accesso per OpenAI a tutti i contenuti del Corriere della Sera per l’addestramento dell’AI. Il tema su cui dovremmo riflettere è se questi soldi che stanno andando da OpenAI alle grandi testate internazionali siano una stretta di mano collaborativa o una buona uscita.
L’altro approccio è quello adottato dal gruppo Gedi: guerra totale all’AI la ricezione di un controverso “equo compenso” tramite ricorso all’AGCOM.
Ora è il momento di capire quale modello di informazione sarà possibile costruire e rendere sostenibile al netto delle sopravvenienze una tantum.