Le aziende solari che chiudono in Germania sono un segnale di vicolo cieco per il futuro del solare? Questa è la tesi che emerge leggendo molti articoli in questi giorni che parlano di diverse aziende tedesche che hanno chiuso per fallimento.
Credo sia necessario entrare nel merito:
1- Il governo tedesco ha deciso di non mantenere i generosi incentivi con prezzo d’acquisto dell’energia garantito per le rinnovabili nel 2025 senza scendere in modo graduale.
2- La Germania sta attraversando una crisi energetica causata dal sabotaggio del Nord Stream che portava parecchio gas a basso costo alla nazione fino a due anni fa. A questo si è unita la chiusura nel 2023 delle centrali nucleari. Almeno per oggi sono necessarie fonti alternative alle rinnovabili per colmare i momenti di bassa produzione delle rinnovabili, l’assenza improvvisa in particolare del gas russo ha messo in crisi il piano di transizione. Nell’ultimo anno sono stati parecchi i periodi senza luce e senza vento in Germania che non spicca per essere il miglior posto per avere un pannello solare. La situazione ha portato anche ad un record il 6 novembre 2024 superando gli 800 euro a MWh (dieci volte la media dei mesi precedenti).
3- La costruzione degli impianti previsti a idrogeno per creare l’energia di riserva nei momenti critici sono stati rallentati per via delle divisioni politiche.
4- La produzione di elettricità è in maggioranza creata da fonti rinnovabili (nel trimestre estivo ha superato 63%) creando una necessità maggiormente visibile nei momenti di bassa produzione e dall’altra parte abbassando i prezzi dell’energia nei momenti di sovraproduzione portando in alcuni casi il prezzo in negativo (ti pago se ti prendi l’energia).
5- Il carovita unito a tassi di interesse alti ha scoraggiato nuovi investimenti (anche grazie a costi energetici scesi parecchio).
6- I produttori cinesi stanno mettendo fuori mercato gli operatori europei grazie a prezzi molto più aggressivi.
La sostanza è quindi che cambiando il sistema energetico di un Paese è necessario avere ben chiaro il punto di arrivo. In questo caso vista la scostanza della produzione rinnovabile è necessario investire gli incentivi nei sistemi di accumulo (batterie, idrogeno, idroelettrico, …).
È inoltre essenziale prevedere investimenti per i settori dove come Europa o come Italia vogliamo rimanere competitivi e dove c’è ancora spazio per esserlo. I sistemi di accumulo alternativi al litio potrebbero essere uno di questi.
Pensare che il rinnovabile sia un vicolo cieco è quindi una scemenza scientifica, ma soprattutto economica.
L’energia poco costosa permette alle nostre industrie di essere competitive, ma il nostro Paese è purtroppo ancora ancorato al gas più di ogni altro Paese europeo e la produzione da rinnovabili attorno a un quinto della nostra produzione (La Norvegia al 75%, Svezia 66%, ma anche l’Albania è al 46%).
L’Italia si distingue come il Paese che compra l’energia più cara di tutti in Europa (128 euro per MWh vs. 51 euro in Svezia) e anche quello che utilizza più gas del suo mix energetico. Se aveste un’azienda che usa molta energia e poteste scegliere dove andreste?
Forse è ora di pensare ad un piano serio per le rinnovabili italiane.