Non ci sono alternative: o ristrutturiamo il nostro debito pubblico, di cui la parte all’estero è in prevalenza in mano a Germania e Francia, o ci aspetta il fallimento insieme alla distruzione del tessuto produttivo. Il nostro debito pubblico aumenta al ritmo di 120/130 miliardi di euro all’anno. Gli interessi sul debito crescono di conseguenza di 4-5 miliardi all’anno (*) e hanno raggiunto circa 100 miliardi che paghiamo con le tasse, e che sottraggono, inesorabilmente, sempre più soldi destinati alla spesa pubblica, alla Sanità, alla Scuola, alla Ricerca, allo Sviluppo. E’ una garrota che lentamente strangola il Paese. Il Pil diminuisce, il gettito fiscale pure. Il rapporto tra Pil e debito sta diventando insostenibile. Una via di uscita temporanea sarebbe svalutare la moneta, ma abbiamo perso la sovranità monetaria, la lira non c’è più. L’unica possibilità è ristrutturare il nostro debito. Si possono estendere i termini di restituzione del capitale impegnato, diluire gli interessi nel tempo, contrattare anche a costo di battere i pugni sul tavolo con la Merkel e pretendere, ad esempio, l’istituzione degli eurobond con il rischio dei singoli Paesi trasferito su base europea. NB1: Dal 1950 ad oggi 95 Stati hanno ristrutturato il debito almeno una volta (Russia, Serbia, ecc.)
Un tizio aveva un grosso debito, doveva saldarlo il giorno seguente. Si rivoltava nel letto da ore senza prendere sonno. La moglie dell’indebitato, che nella storia si chiama Giuseppe, sfinita decide di risolvere la situazione. “Giuseppe, tra poco potrai dormire“. Apre la finestra e grida al vicino dirimpettaio “Mio marito non ha una lira! Non può pagarti.” E rivolta al marito: “Ora è lui ad avere il problema, soffrirà di insonnia!“. Quindi si addormentano insieme.
L’Italia sta attuando una strategia suicida. Le banche italiane stanno comprando i nostri titoli dall’estero, il cui valore complessivo all’estero è sceso intorno al 30 dal massimo del 50%. Le banche italiane stanno riempendosi di Bot e Btp, che valgono sempre meno, dalle banche francesi e tedesche invece di finanziare le imprese. Nessuno ha chiesto a suo tempo alla Germania o alla Francia di comprare i nostri titoli. Se lo hanno fatto avranno avuto delle buone ragioni, ad esempio esercitare pressioni per le loro aziende in Italia, come è avvenuto per Veolia e Suez per l’acqua. Perché ricomprarlo? Quando il debito sarà tornato in Italia, saremo lasciati al nostro destino. Oggi disponiamo ancora un potere negoziale, in mano abbiamo una pistola carica. Domani sarà troppo tardi. Dobbiamo ristrutturare il debito!
www.un.org/esa/ffd/ecosoc/debt/2013/IMF_wp12_203.pdf , pagina 30
NB2: In Italia il peso degli interessi sul debito pubblico è insostenibile: sommando quanto è costato dal 2003 al 2011, arriviamo al 55% del Pil, rispetto al 29,8% della Francia e al 31,1% della Germania
(*) Ogni anno sono necessari una nuova tassa come l’IMU o un aumento paragonabile dell’IVA per coprire i maggiori interessi pari a 4/5 miliardi