“Pochi giorni fa una cartella esattoriale di Equitalia intestata ad un bambino di 7 anni ha raggiunto una famiglia di Quarto in provincia di Napoli. Un debito, secondo l’ente, contratto 4 anni fa quando il povero piccolo ne aveva solo 3. I servizi sociali stanno seguendo la famiglia alla quale abbiamo fatto avere tutta la nostra solidarietà e vicinanza e alla quale offriamo tutta l’assistenza del nostro punto d’ascolto #SoSEquitalia Campania. Questa storia, questa cartella è stata assurda, ma un’altra: è stata fatale. L’Istat non può attendere un minuto in più per ripristinare la statistica dei suicidi per cause economiche bloccata dal 2011 anno di inizio della crisi in Italia. Quei dati potrebbero aiutarci a capire la gravità del fenomeno e individuare la responsabilità di chi può ma non sta facendo nulla. Sono italiani che hanno bisogno di aiuto. Vanno istituiti dei consultori presso tutte le ASL d’Italia che diano assistenza psicologica gratuita a chi ha dei problemi economici. Non dovete suicidarvi. Persone come voi, persone che hanno sconfitto il mostro e hanno vinto contro Equitalia, vi aspettano nei nostri punti d’ascolto #SOSEquitalia grazie ai quali tanti cittadini in difficoltà hanno scoperto che i delinquenti non sono loro ma Equitalia che non rispetta le leggi. Non mollate!”.
Anzi forse non una sola, ma una serie continua, persistente, lenta e inesorabile.
Molti di voi avranno sentito parlare della tortura della goccia. La tortura consiste nell’immobilizzare il malcapitato e fargli cadere sulla fronte, sempre nello stesso punto, una goccia d’acqua ad intervalli regolari. Alla lunga, il soggetto viene spinto alla follia e poi alla morte finchè la goccia finisce per forargli il cranio. Forse una parte di questo metodo sarà leggendaria, forse il fatto di essere immobilizzati e sapere di non avere aiuto è di per se un motivo che induce alla follia. Se a questo aggiungiamo una goccia d’acqua fredda che impedisce di rilassarsi e dormire e, alla lunga, raffredda l’organismo fino a provocare forti brividi, abbiamo un quadro assai poco rassicurante. Tuttavia immagino che una sensazione simile a questa abbia assalito il commercialista romano di 67 anni Pietro Grassini che si è tolto la vita impiccatosi nel suo studio. Il biglietto che ha lasciato alla sua segretaria recitava eloquente «I motivi del suicidio sono nel mio cassetto»
Aprendolo sono state trovate impilate una serie interminabile di cartelle esattoriali.
«Ero all’oscuro dei problemi economici» ha detto la moglie. La segretaria ha affermato «il mio capo non aveva dato nessun segnale di essere cosi disperato». “Gutta cavat lapidem” è una locuzione latina che tradotta letteralmente significa: la goccia perfora la pietra.
Equitalia attacca tutti senza pietà, senza soluzione di continuità. Con la sua tortura riesce a far vacillare anche i caratteri più forti. Per lei siamo tutti un bersaglio al quale puntare. Sempre. Anche chi fa un lavoro di tutto rispetto come il commercialista non è al sicuro.
Spesso i commercialisti vengono dipinti come professionisti dell’elusione o dell’evasione fiscale. Ma questa storia ci dice proprio che non è così. Ogni cartella è stata per Pietro come una goccia della tortura. Alla sua famiglia va tutto il cordoglio del Movimento 5 Stelle. Ad oggi il pm Marcello Monteleone ha aperto un’inchiesta con l’accusa d’istigazione al suicidio e mi auguro che la giustizia faccia il suo corso. Però sarei curioso di vedere tutte quelle cartelle assassine depositate in quel maledetto cassetto per capire quante sarebbero state da pagare realmente e quante invece erano solo tentativi viscidi di Equitalia di raggiungere i propri “target aziendali“. Nel punto #SOSEquitalia Campania di 1.368.487,01 milioni di euro di somme totali delle cartelle analizzate 1.253.962,18 è risultato prescritto. Ovvero da NON PAGARE. Magari non si tratta di un dato statistico rilevante, ma resta un dato significativo. Il parlamento non può attendere un minuto in più per AbolirEquitalia e discutere la nostra proposta di legge già bocciata a luglio 2014.
Carlo Sibilia, M5s Camera