di M5S Senato Da qualche settimana si sta rialzando un polverone di annunci e voci di corridoio sulle pensioni. Prima il Bomba è uscito con il solito bonus, che questa volta sarebbe erogato ai pensionati minimi, mentre oggi Padoan parla di maggiore flessibilità in uscita dal lavoro e di contributo del sistema creditizio alle pensioni del futuro. Tanta confusione per nascondere la realtà: i pensionati sono sotto attacco da diversi anni, vedono la pensione assottigliarsi sempre più anche a causa dei rincari di tasse e bollette e il Governo in carica non ha fatto nulla per invertire la marcia, anzi. Scappa dalle sue responsabilità a gambe levate come il Bomba a Pisa. Il MoVimento 5 Stelle non vuole lasciare nessuno indietro e con il Reddito di Cittadinanza la pensione minima aumenterà fino a 780 euro. Le riforme delle pensioni dal ’95 a oggi La presa in giro di Poletti ai pensionati derubati Vogliono togliere la pensione di reversibilità Pensionati al collasso I giovani non vedranno mai la pensione
Dopo le riforme restrittive del centro-sinistra e dei governi tecnici – a partire da quella Amato del 1992, e continuando con la riforma Dini (1995), Prodi (1997) e Padoa Schioppa (2007) – nel 2011 è intervenuta la riforma Fornero: è salita ancora l’età pensionabile e i requisiti previdenziali delle donne sono stati equiparati a quelli degli uomini.
In questo modo, a partire dal 2018 sia uomini che donne potranno andare in pensione solo a partire dai 66 anni e 7 mesi, e solo se avranno versato contributi per almeno 20 anni. Inoltre, il sistema contributivo ha sostituito definitivamente quello retributivo, con il risultato, in prospettiva, di un calo generalizzato degli assegni pensionistici. Ma non basta. Il Governo Monti ha anche bloccato per gli anni 2012 e 2013 la rivalutazione al costo della vita (inflazione) degli assegni pensionistici superiori a 3 volte il minimo Inps. Significa che, con assegno superiore a 1200 euro netti (non certo dei nababbi), milioni di pensionati hanno visto crollare il potere di acquisto delle loro pensioni sotto il peso dell’inflazione. La Corte Costituzionale è intervenuta con una sentenza del 2015 nella quale dichiarava illegittimo questo provvedimento, ma non stabiliva con fermezza il rimborso totale di quanto i pensionati avevano perso.
Su questa ambiguità della Corte ha giocato il Governo in carica, che si è limitato ad erogare un bonus ridicolo ai pensionati derubati, stanziando 2 miseri miliardi invece dei 17,5 miliardi necessari a risarcirli totalmente. Il Bomba si è venduto anche questo compromesso al ribasso come fosse un bonus del suo caritatevole Governo. Senza vergogna l’ha chiamato “Bonus 500 euro“, e i pensionati hanno dovuto rinunciare, di fatto, a migliaia di euro che hanno perso ingiustamente tra 2012 e 2013.
Il Governo, però, non si è limitato a confermare i disastri del Governo Monti, ma ha calcato la mano. Nella legge delega del Governo, presentata dal Ministro del Lavoro Poletti, si parla di razionalizzare le prestazioni assistenziali, “nonché altre prestazioni anche di natura previdenziale“. È chiara l’intenzione di mettere mano alle prestazioni pensionistiche, e in particolare alle pensioni di reversibilità, che spettano ai coniugi e ai figli minori o studenti di un lavoratore/pensionato defunto. Il meccanismo studiato dal Governo è sottile: l’assegno previdenziale dipenderà infatti non più dal reddito individuale (Irpef) ma da quello del nucleo famigliare (Isee). In questo modo basterà possedere una casa o un terreno (anche non in affitto), o qualche risparmio in banca, per vedersi tagliati fuori dall’assegno di reversibilità. Dopo le proteste del M5S il ministro Poletti ha promesso una modifica al testo di legge per scongiurare questo meccanismo, ma ad oggi il testo rimane invariato.
Secondo l’ultimo rapporto Inps 11,5 milioni di assegni previdenziali (6 su 10) sono inferiori ai 750 euro, con l’Istat che fissa a 780 euro mensili la soglia di povertà. Milioni di anziani che hanno lavorato a lungo per l’Italia si ritrovano ora a galleggiare nella miseria, e sempre più spesso devono anche contribuire a sostenere figli e nipoti travolti dall’ondata di disoccupazione degli ultimi anni.
È in questo contesto drammatico che l’Inps di Boeri invierà nei prossimi mesi 7 milioni di buste arancioni agli italiani. Nelle buste saranno indicati i contributi versati e la pensione futura. C’è un solo problema: la stima dei futuri assegni è costruita a partire dall’ipotesi di una crescita media del Pil dell’1,5% nei prossimi decenni. Con le manovre liberiste degli ultimi Governi, questo incluso, è un’ipotesi del tutto inverosimile. Si tratta quindi dell’ennesima menzogna per tranquillizzare giovani precari e anziani lavoratori, facendo loro annusare una pensione che non riceveranno mai.
O si cambia direzione, o delle nostre pensioni rimarranno sono le briciole.