di MoVimento 5 Stelle “Ce lo chiede l’Europa!” era il mantra preferito di Renzi nei suoi primi mesi di Governo. È con la scusa dell’Europa che il Governo ha approvato il Jobs Act, trasformando i contratti stabili in contratti precari. È aggrappandosi a mamma Europa che il governo ha tagliato miliardi e miliardi di euro al fondo sanitario nazionale e ha dato inizio alla privatizzazione della scuola. È rispettando i folli vincoli di bilancio dell’Europa che il Bomba ha massacrato gli enti locali, costringendoli ad enormi avanzi di bilancio e all’aumento delle tasse locali. Da qualche mese a questa parte, però, il “Ce lo chiede l’Europa!” non va più di moda. Il Bomba ha capito che l’austerità scaricata sui cittadini italiani in questi anni si sta ritorcendo contro il suo Governo e che l’Europa, da madrina delle sue pessime riforme, deve diventare capro espiatorio. Oggi c’è un nuovo mantra che Renzi ripete senza sosta in ogni dove: “È colpa dell’Europa!“. Colpa dell’Europa se l’Italia cresce la metà degli altri Paesi europei, colpa dell’Europa se il tasso di occupazione rimane uno degli ultimi del continente, colpa dell’Europa se in questi anni, invece che investire nella sicurezza e nell’edilizia antisismica, il suo Governo ha preferito distribuire a pioggia inutili mancette, dagli 80 euro all’anticipo pensionistico che farà indebitare i pensionati con le banche. Per il M5S questa Europa è un grande problema, ma un Governo deve prendersi le sue responsabilità. Se l’Europa è il Fiscal Compact, l’austerità e la privatizzazione della sanità, si saluta l’Europa e si dà la precedenza al popolo italiano. Renzi, invece, da una parte continua ad impoverire i cittadini rispettando i trattati europei, e dall’altra abbaia al vento per racimolare qualche decimale di deficit con il quale finanziare misure clientelari ed inefficienti, ma dall’alto ritorno elettorale. Il terremoto, gli imponenti flussi migratori e la stagnazione dell’economia sono problemi da risolvere urgentemente. L’unico modo per farlo è tornare ad investire in sicurezza idrogeologica, cooperazione internazionale e infrastrutture per le imprese e i cittadini. Parte delle risorse si possono reperire con la cosiddetta spending review. A proposito, dov’è finita? Ogni anno prima delle finanziaria si promettono miliardi di tagli agli sprechi, e poi nella manovra finanziaria ci si deve accontentare di qualche milione. Il M5S, dopo aver finanziato il fondo del microcredito alle imprese con 18 milioni di stipendi dei suoi parlamentari, ha proposto ai partiti di tagliarsi le indennità, con la legge Lombardi. I partiti si sono girati dall’altra parte. Una seria riqualificazione della spesa pubblica permetterebbe di mettere in sicurezza il territorio italiano e di affrontare l’emergenza immigrazione. Le risorse per gli investimenti industriali, invece, vanno fatti a deficit, perché solo così il settore privato (famiglie e imprese) può ripartire. Sforare il folle vincolo del 3% e ripudiare il Fiscal Compact sono gli imperativi per far ripartire l’economia italiana. O l’Europa lo accetta, come lo ha accettato in questi anni nel caso della Spagna e della Francia, oppure l’Italia si riprende la sua sovranità economica. Non ci sono alternative. A nulla serve alzare la voce per poi farsi scrivere la finanziaria da Bruxelles, litigando sullo 0,1% di deficit. Non era merito dell’Europa prima e non è colpa dell’Europa adesso. Se l’Italia è ferma, se non può nemmeno decidere quanti soldi mettere per sostenere i cittadini colpiti dal terremoto, il primo e vero responsabile è chi abita a Palazzo Chigi. Basta scuse!