di Barbara Lezzi
Adesso che l’inchiesta per corruzione in Consip riguarda il suo braccio destro (Lotti), suo padre (Tiziano) e i suoi più cari amici (vannonni, Russo, ecc.), tutti rigorosamente indagati, toscani e del PD, Renzi tutto ad un tratto è diventato garantista e muto. Attende non solo il terzo grado di giudizio, ma fosse possibile anche il quarto.
Fino all’altro ieri, quando doveva fare presa sui cittadini che ancora non lo conoscevano fino in fondo, ad ogni episodio (meno gravi rispetto a questo) che riguardava gli altri, utilizzava termini quali “oggettivamente indifendibile”, “si deve dimettere”, “una leggerezza inammissibile”, “forti zone d’ombra”, “uno stile profondamente diverso”, “gravissimo” e chiedeva dimissioni e passi indietro per tutti.
Adesso, invece, la sua linea è solo una: zitti e tutti ai loro posti. Aspettando, addirittura, fino al terzo grado. Tanto sa perfettamente che l’inchiesta è stata pesantemente e gravemente sabotata per via della fuga di notizia che vede indagati il suo braccio destro Lotti e suo babbo e che, dunque, non si arriverà neanche al primo di grado.
Ma questa comunque sarà una inchiesta che lascerà un segno indelebile nelle istituzioni per colpa del PD e del Governo che non solo non hanno reagito allo scandalo e fanno finta come se nulla fosse accaduto, ma addirittura ha lasciato tutti ai loro posti, da Lotti a Marroni, da Del Sette a Saltalamacchia, tutti indagati.
L’inchiesta, inoltre, lascerà un altro segno e ci sta facendo conoscere un Matteo Renzi inedito: quello del garantista per sè stesso.