Il suolo è un bene comune, è il principale patrimonio naturale su cui l’Italia può fare affidamento per il proprio futuro. La cementificazione selvaggia ha arrecato danni alla collettività ingrassando solo gli speculatori e le tasche di amministratori spregiudicati e senza visione. I dati mostrano come la progressiva espansione delle infrastrutture e delle aree urbanizzate continua a causare un forte incremento delle superfici artificiali.
Serve ridare centralità alla programmazione e pianificazione nell’uso e la gestione del suolo. Bisogna definire quali sono i diritti del privato e quali le prerogative delle amministrazioni pubbliche nella gestione del territorio. Perimetrare le aree protette, censire gli edifici e valutare sempre le opere in base all’impatto che hanno sugli ecosistemi dei territori. Nel quesito che vi proporremo, chiederemo di dare priorità a una serie di azioni che il MoVimento 5 stelle ritiene necessarie per contrastare questo fenomeno.
di Claudio Campobasso, Capo Dipartimento per il servizio geologico d’Italia presso ISPRA (Istituto Superiore Per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
Il suolo è un elemento fondamentale per l’ambiente, spesso poco considerato come matrice quando si parla della tutela ambientale o del dissesto idrogeologico. È una componente fondamentale per la tutela dei servizi ecosistemici, che sono tutta quella serie di fenomeni naturali che attengono all’impollinazione, alla regimazione delle acque, all’aspetto paesaggistico, all’emissione eventuale della CO2 nell’atmosfera. Sono tutti elementi che noi perdiamo normalmente quando vengono realizzate nuove infrastrutture, che possono anche essere sedi viarie o edifici pubblici o per edilizia privata. l’Ispra cura degli studi sul consumo del suolo e redige dei rapporti annuali su questo fenomeno.
Gli ultimi dati ci dicono che, benché rallentando, il consumo del suolo costituisce comunque un aspetto molto importante per il degrado del nostro ambiente. Nel biennio 2013-2015, ad esempio, sono stati impermeabilizzati circa 250 chilometri quadrati di territorio italiano, il che significa che siamo sull’ ordine di più di 30 ettari ogni giorno di terreno impermeabilizzato. È chiaro che questo fenomeno viaggia di pari passo con lo sviluppo economico di una società, e tutti stiamo ovviamente aspettando che anche il nostro Paese possa riavere lo sviluppo economico che tutti si aspettano. Ma questo non questo non deve essere fatto ancora a scapito del suolo: la terra ha bisogno di respirare, non possiamo completamente coprirla con superfici impermeabilizzate.
Tenete conto che questo ha anche un costo, per esempio in termini di riduzione di produzione agricola. Per la collettività il costo è di circa 800 milioni di euro all’anno, quindi un valore economico anche molto importante.
Le soluzioni quali devono o possono essere. Intanto un forte interscambio di dati tecnico-scientifici tra le strutture che, come il nostro Istituto, o altre strutture della pubblica amministrazione o del mondo della ricerca e università, che studiano queste problematiche, con gli amministratori del territorio per cercare di ridurre al massimo la possibilità di coprire nuove porzioni del nostro territorio, riutilizzando magari anche altre strutture esistenti. E comunque cercando di valorizzare o di riportare allo stadio naturale quelle porzioni di territorio che sono, per esempio, circondate da infrastrutture o da sedi viarie, e che non possono essere utilizzate in altro modo: per esempio con piantumazione di alberi di alto fusto che possono contribuire a una migliore regolamentazione delle emissioni dell’anidride carbonica nell’atmosfera.
Quindi noi ci auguriamo che gli amministratori del Territorio possano chiedere soluzioni a chi studia il suolo e conosce tutti i problemi approfonditamente sulla eccessiva impermeabilizzazione del nostro territorio. Siamo disponibili ovviamente anche noi come istituto a dare tutti questi elementi, auspicando che il suolo venga preso come elemento primario per la salvaguardia ambientale.
Perché spesso, quando si viene a parlare del degrado dell’ambiente, si parla di inquinamento chimico, o di frane, o di alluvioni, e spesso non si considera invece il reale danno che viene fatto all’ambiente quando si copre il suolo con superfici impermeabilizzate.