di Giulia Grillo e Gianluca Rizzo, Portavoce del MoVimento 5 Stelle nella Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito La parte più difficile del nostro lavoro in Commissione uranio è trovarci di fronte ai ragazzi che, oltre a combattere contro la burocrazia, la fredda macchina da guerra del ministero della Difesa, hanno davanti il mostro più difficile da affrontare, una malattia insistente e ostinata. Pochi mesi fa abbiamo avuto l’onore di conoscere il caporal maggiore Antonio Attianese, un ragazzo in lotta per la propria sopravvivenza, ma sempre, sempre col sorriso. La vicenda di Antonio è intrisa dall’ombra della cattiveria umana nei confronti di un ragazzo fiero del proprio ruolo, ma ostacolato in tutto e per tutto dal lato peggiore delle divise, la schiena. Ci raccontò di non essere mai stato informato circa la pericolosità della sua malattia. Poi aveva chiesto i rimborsi delle spese sanitarie ma denunciò di essere stato minacciato dai superiori. Per questo noi del MoVimento 5 Stelle ne abbiamo chiesto immediatamente l’audizione in Commissione alcuni mesi fa. E la Commissione ha trasmesso gli atti al procuratore militare presso il Tribunale di Roma. Dopo due pareri negativi del comitato di verifica alla fine è stato emesso il decreto di risarcimento come vittima del dovere. Pochi giorni fa, Antonio ci ha lasciati. Un ulteriore nome in questa strage infinita. Di lui ricorderemo per sempre il suo sorriso che nessuna meschinità poteva cancellare. Ecco cosa la moglie ha detto dopo aver ricevuto una corona di fiori dallo Stato Magiore dell’Esercito: “Questo vostro pensiero non potrà mai compensare tredici lunghi anni di assurdo silenzio e abbandono da parte dello Stato“. Noi, lo sottoscriviamo. ANTONIO c’ha lasciato un insegnamento con il suo modo di essere, con il suo modo di affrontare la malattia: il suo ricordo è un ulteriore sprone a non mollare mai.
Antonio si era arruolato negli Alpini paracadutisti, e aveva preso parte a due missioni in Afghanistan: la prima a Kabul per Isaf dal maggio al settembre 2002; la secondo a Khost per Enduring Freedom dal febbraio al maggio 2003. Al rientro gli fu diagnosticato un carcinoma alla vescica e iniziò il calvario fisico ma anche quello burocratico per poter ottenere gli indennizzi dovuti, per poter essere di sostegno alla sua famiglia anche nella peggiore delle ipotesi. Come purtroppo è avvenuto, dopo 13 anni di lotta.