di Davide Casaleggio
Prima Rosato (PD), adesso Gasparri (FI). La vergognosa legge sull’immunità parlamentare continua a difendere la casta, ponendola al riparo dalla giustizia e dalle regole democratiche che valgono per qualsiasi altro cittadino. Uno scudo fatto di arroganza e potere che va ben al di là della tutela delle azioni parlamentari. In questi giorni ne ha beneficiato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che nel dicembre del 2016 avevamo querelato per diffamazione dopo uno dei suoi soliti insulti via Twitter. Gasparri ci aveva definito «sterco», accusandoci inoltre di gestire falsi account (il caso Beatrice Di Maio non gli ha insegnato niente ).
Dopo queste accuse gratuite, abbiamo sporto denuncia. Ma lo scudo che protegge quelli come Gasparri e Rosato e gli consente di poter calunniare senza temere, ha fatto in modo che un giudice sottoponesse il caso a una giunta per valutare se il tweet fosse o meno un'”opinione” espressa nel giudizio delle sue funzioni di parlamentare. Proprio così, hanno decretato i colleghi a maggioranza (grazie all’asse Pd-Forza Italia): “lo sterco” di Gasparri è insindacabile. È attività parlamentare. Gli insulti di Gasparri sono diversi da quelli dei cittadini comuni.
Quando il MoVimento 5 Stelle sarà al governo si impegnerà fortemente per evitare che esistano diversi livelli di giustizia e per fare in modo che l’immunità parlamentare sia uno strumento di democrazia e non uno scudo fatto di arroganza e potere.