di MoVimento 5 Stelle Sardegna
Fuori le scorie dalla Sardegna. Una frase ripetuta come un mantra dai nostri sindaci che domani, sabato, raccoglieranno le firme per dire forte e chiaro: non vogliamo che il deposito di scorie radioattive arrivi in terra sarda.
La protesta è comprensibile: la Sardegna ha già dato. Schiava del potere militare ha sacrificato i suoi angoli più belli a esercitazioni, simulazioni belliche, materiali pericolosi e, appunto, radioattivi.
La Sardegna non vuole un deposito che la politica non intende governare. Nel senso più alto del termine. Da due anni la Carta delle aree potenzialmente idonee giace nei cassetti del Ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. Un procedimento che era stato promesso come trasparenze e coinvolgente delle esigenze territoriali è gestito come sempre nel segreto delle stanze ministeriali.
Possiamo aspettarci solo il peggio da un governo che non vuole affrontare il problema. Che preferisce magari far imporre la soluzione pescata dal cilindro dai militari, che non dialoga con i territori, che non è capace di scegliere.
Crediamo che la Sardegna non sia un territorio adatto. È vero che è la meno sismica tra tutte le regioni, ma è circondata dal mare, per trasportare le scorie e i rifiuti radioattivi a media e bassa attività serviranno navi, serviranno i nostri porti, serviranno le nostre infrastrutture.
E invece il MoVimento 5 Stelle ha altri piani per questa terra bellissima e già martoriata. Turismo, agricoltura a filiera corta, sviluppo sostenibile: che fine faranno se il nostro entroterra dovesse essere sventrato per costruire una struttura di cui nessuno oggi è in grado di definire con esattezza dimensioni e caratteristiche? Apprendiamo dal programma nazionale per la gestione delle scorie (pubblicato a luglio, costringendo associazioni e enti locali a produrre le osservazioni previste dalla legge durante il mese di agosto: per la serie eccola la trasparenza invocata) che finiranno in questo deposito anche i rifiuti radioattivi dei procedimenti industriali e quindi anche dei Sin, i siti di interesse nazionale, i buchi neri del nostro paese. Ma cosa contengono questi siti? E quanti metri cubi di rifiuti pericolosi? Non si sa, perché spesso non sono partite nemmeno le caratterizzazioni delle bonifiche.
E noi sardi dovremmo fidarci i un governo che ci rassicura con belle parole e che ancora una volta sta nascondendo la polvere sotto il tappeto?
Dovremmo fidarci di chi utilizza il territorio come una discarica, senza rispettare i cittadini e le sue potenzialità di sviluppo?
Vi aspettiamo ai banchetti e vi chiediamo di venire a firmare la nostra petizione. Con armi, rifiuti e radioattività abbiamo già dato.