di Fabio Massimo Castaldo, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa
Usa, Russia e Cina hanno dato il via libera allo sfruttamento dell’Artico. È un vero e proprio assalto. Trump ha cancellato con un colpo di spugna la politica di tutela Obama, consentendo di trivellare il 90% della piattaforma continentale. Putin punta al controllo del circolo polare, aperto dallo scioglimento dei ghiacci. Oltre ad enormi giacimenti di gas naturale, parliamo di rotte mercantili che potrebbero portare, grazie al trasporto marittimo, introiti enormi nelle casse del Cremlino.
Nel 2016 il passaggio di Nord-Est ha battuto ogni record, ma potrebbe crescere ancora, fino a far transitare la mostruosa quota di 70 miliardi di tonnellate di merci nel 2030. Inoltre, la Russia rivendica i propri diritti sull’intero Artico, collegato alla piattaforma continentale russa da una dorsale sottomarina. Ha già presentato ricorso alle Nazioni Unite. Infine, c’è il ruolo strategico della Cina che deve trovare una soluzione alla propria dipendenza dal carbone. Ecco spiegato il perché negli ultimi 5 anni abbia investito ben 90 miliardi di dollari nell’Artico. In particolare 12 miliardi di dollari sono andati solo su progetti per produzione di gas liquefatto.
L’IMPORTANZA GEOSTRATEGICA DELL’ARTICO
L’Artico dista migliaia di km dall’Italia. Eppure riguarda tutti noi. Non possono esserci altre priorità se non la lotta ai cambiamenti climatici. Questo prezioso ecosistema ha un ruolo cruciale per la vita del pianeta: regola le correnti oceaniche, l’aumento della temperatura e il clima del mondo intero. Man mano che i ghiacci scompaiono a causa del surriscaldamento globale, sfruttare queste terre diventa sempre più facile ma corriamo il rischio di una catastrofe ambientale enorme. Inoltre questo può portare a forti tensioni geopolitiche, una vera e propria corsa militare al “Far North”.
L’Artico non appartiene a nessuno, perché appartiene (e deve continuare ad appartenere) a tutti. Ma proprio per questo è il mare meno protetto del mondo. L’Artico dovrebbe essere una grande area di ricerca e di monitoraggio dei cambiamenti climatici. Da anni mi batto e ci battiamo al Parlamento Europeo affinché diventi un vero e proprio “santuario ecologico”.
COSA FARE PER SALVARLO?
Chiediamo la promozione di un accordo internazionale che sancisca il divieto totale di attività estrattive nell’area. Non possiamo commettere in Artico gli stessi errori che abbiamo commesso altrove. Bisogna promuove le fonti rinnovabili artiche e ridurre le emissioni di mercurio, come previsto dalla convenzione di Minamata recentemente ratificata dall’Unione europea.
Nel rapporto approvato dal Parlamento europeo lo scorso 16/03/2017 sono stati approvati fondamentali emendamenti presentarti dalla delegazione italiana del gruppo Efdd. Grazie al nostro contributo la posizione del Parlamento è ferma. Il nostro emendamento approvato recita: “il Parlamento europeo sottolinea che le acque artiche sono vulnerabili alle trivellazioni offshore per la ricerca di combustibili fossili, il cui utilizzo contribuirà e accelererà i cambiamenti climatici che minacciano la regione; è del parere che l’UE debba cooperare con i partner internazionali per porre fine alle trivellazioni offshore nelle acque artiche” e infine ricorda la necessità di coinvolgere pienamente le comunità locali nella pianificazione, nella realizzazione e nella gestione di tali zone protette.