di Virginia Raggi
Vedere le immagini di quell’autobus andato in fiamme in pieno centro fa male. Fa male ai cittadini, fa male a Roma, fa male a tutti noi. A me fa male perché conosco tutti gli sforzi che stiamo facendo per riportare la città alla normalità.
Quando siamo arrivati in Campidoglio abbiamo ereditato una società di trasporti pubblici con 1 miliardo e trecento milioni di debiti, gli autobus con l’età media tra le più alte d’Europa, poco più di 900 autobus marcianti su 1800 in deposito, le inchieste di parentopoli, le officine di riparazione ferme a causa della mancanza di pezzi di ricambio.
In questo periodo abbiamo lavorato tanto: i mezzi in strada sono arrivati ad essere circa 1300. Abbiamo sbloccato la procedura di acquisto e messo in strada 200 autobus nuovi; recuperato 45 filobus nuovi ma abbandonati da anni nei depositi. Abbiamo riavviato le officine.
Lo so. E’ ancora poco. Gli autobus spesso sono in ritardo; il servizio non è ancora all’altezza di quanto noi cittadini vogliamo. Ma stiamo cambiando un sistema. Stiamo facendo tutto il possibile per cercare di recuperare una situazione bloccata da anni.
Abbiamo investito 167 milioni per acquistare 600 nuovi autobus. Sono tanti. Considerate che quello che è andato in fiamme era del 2003: aveva 15 anni.
Sono pronta ad assumermi tutte le mie responsabilità e me le sto già assumendo, ma se le assumano anche quelli che si auto-definiscono “capaci”; quelli che negli scorsi anni ci hanno lasciato un’azienda a pezzi. Parlo di tutti quelli che l’hanno gestita nel passato, parlo dell’azienda e della politica che ha lasciato che l’Atac andasse per conto proprio.
Si può dire di tutto ma non che questa città sia immobile. Non lo consento perché è un’offesa a tutti i cittadini. E prevengo già le solite critiche: è giusto sapere che questa amministrazione è la prima che non fa debiti, debiti che poi ricadono sulle spalle di tutti gli italiani.
I “sapientoni” di prima sono quelli che criticano Roma ma dimenticano di dire che ci hanno lasciato in eredità 13 miliardi di debiti; sono quelli per i quali tutti gli italiani ogni anno pagano 300 milioni di euro per ripianare il debito romano; quelli per i quali i romani ne pagano altri 200 sempre per ripagare questo debito.
Sono quelli per i quali ogni anno riconosciamo debiti fuori bilancio: centinaia di milioni che paghiamo per saldare i debiti delle amministrazioni precedenti (ad esempio, fatture per lavori mai pagate) e che quindi non possiamo utilizzare per riparare le strade, per rifare le scuole.
Noi lavoriamo e non ci fermiamo.