Di seguito l’intervento di Davide Casaleggio al Forum dell’Economia Digitale tenutosi nei giorni scorsi
Sono molto contento di essere qui oggi, ma sono anche molto contento che in questi giorni sia stato riconosciuto a un grande imprenditore visionario il premio dell’Unesco per quello che ha fatto a Ivrea, in tutta Italia e in tutto il mondo. E’ da qui che bisogna iniziare a ragionare e bisogna iniziare a pensare come l’Italia debba diventare di nuovo essere un Paese orientato all’innovazione.
Il tema dell’innovazione è un tema molto importante per l’Italia perché non è stato affrontato negli ultimi anni. Siamo in una situazione in cui tutti gli investimenti in Italia sono ai minimi storici dal punto di vista dell’innovazione. Abbiamo fatto recentemente uno studio sul venture capital in Italia e abbiamo visto come siano stati investiti 200 milioni di euro all’anno, in Francia ne investono venti volte tanto, in Gran Bretagna ne investono 40 volte tanto. In Spagna investono cinque volte tanto.
Dobbiamo metterci in pari con la situazione europea.
Oggi investiamo 1,34 per cento del Pil sulla ricerca e sviluppo, una percentuale pari alla metà della Germania e quasi un terzo della Svezia. Non a caso le grandi aziende innovatrici tipo Spotify o Skype vengono dalla Svezia. Chi investe in ricerca e sviluppo riesce a cavalcare l’innovazione, chi non lo fa sta a guardare, aspetta che siano gli altri a innovare.
L’e-commerce è cresciuto in Italia negli ultimi 14 anni a due cifre percentuali e vale 35 miliardi di euro. Ci sono però anche altri ambiti di innovazione. Il più importante di questi anni è l’intelligenza artificiale che lo scorso anno valeva 18 miliardi di dollari, ma è previsto che abbia un impatto sul mercato tra i 14 e i 33 triliardi di dollari entro il 2025. Questo vuole dire che le economie avanzate raddoppieranno la propria crescita per un solo motivo, per una sola tecnologia: l’intelligenza artificiale.
Anche in Italia si pensa che la crescita passerà dall’1 all’1.8 per cento solo per una singola ragione: l’adozione di tecnologie di intelligenza artificiale. Ossia un valore pari a circa 200 miliardi di valore aggiunto lordo annuo in un solo anno. Quando andiamo a vedere l’impatto che avrà sulla produttività vediamo come per l’Italia ci sono stime per il 12 per cento di aumento della produttività, per altri paesi avanzati in giro per il mondo si arriva fino al 40 per cento e uno di questi paesi che ha una previsione del 37 per cento è proprio la Svezia. Chi investe in ricerca e sviluppo, chi crea l’ambiente, chi crea l’ecosistema per accogliere l’innovazione riesce a crescere.
Negli ultimi dieci anni i brand che hanno aggiunto maggiore valore al proprio brand aziendale sono quelli della tecnologia (+150 per cento) e quelli delle telecomunicazioni (+100 per cento). Se andiamo a vedere la lista dei brand che valgono di più, vediamo che nel 2000 c’era la Coca Cola che regnava sovrana da diversi anni. Oggi in cima a questa classifica abbiamo Apple, Google e Amazon: queste tre società nel 2000 non rientravano neppure nella top ten. Questo è il valore di un brand. Stiamo parlando di colossi che solo nel 2000 non potevano neanche immaginare quanto sarebbero diventati grandi grazie alla ricerca e sviluppo e all’innovazione.
E quindi oggi ci troviamo a avere grandi brand posizionati in giro per il mondo grazie al fatturato che fanno, grazie al valore del loro brand ma soprattutto grazie al fatto che si sono posizionati come piattaforme di relazione. Si sono messi a intermediare la relazione che noi abbiamo con il mondo che ci circonda. Oggi se dobbiamo pensare di comprare un viaggio usiamo Booking.com, se dobbiamo pensare di comprare una qualunque scatola di qualunque oggetto usiamo Amazon. Se dobbiamo pensare a un vestito magari usiamo Zalando.
Queste aziende si sono posizionate dove sono ora perché hanno pensato di creare ambienti che gestiscono la relazione. Uber è forse la più grande compagnia di Taxi al mondo non possedendo neanche un taxi. Airbnb che oggi ha una capitalizzazione di mercato superiore a quella dell’Hilton non ha neanche una camera. Spotify, che quest’anno si è quotata in borsa per 30 miliardi, è semplicemente un veicolo di musica di altri. Una piattaforma di relazione con la musica.
Quindi il successo di queste aziende è stato riuscire a posizionarsi nella relazione che le persone hanno con il mondo esterno e questa gestione della relazione costerà sempre di più. Le nuove aziende che finiranno in questa lista probabilmente saranno quelle che investiranno nella relazione vocale, gli oggetti che ci parlano: Alexa, Google Home e molti altri che vedremo in futuro.
Chi non anticipa il futuro viene superato, viene superato dalle altre aziende che nel mentre avranno investito in ricerca e sviluppo come quelle svedesi. Pensate alla Kodak: nel 1996 aveva 95 mila dipendenti e nel 2012 dichiara bancarotta. Nello stesso anno Instagram con 13 dipendenti viene comprata per un miliardo di dollari posizionandosi come il più grande social network per la condivisione delle foto digitali. La cosa particolare è che Kodak aveva i brevetti per le fotografie digitali, semplicemente li ha tenuti da parte perché non credeva che l’innovazione fosse strategica. E questa forse è una delle dimostrazioni che non si è mai troppo grandi per fallire: never too big to fail. Blockbuster aveva 50 milioni di clienti in giro per il mondo prima dell’arrivo di Netflix e nel 2013 chiude tutti i suoi punti vendita e dichiara fallimento. Netflix oggi ha 110 milioni di utenti abbonati e 11 miliardi di fatturato.
Oggi noi abbiamo molte tecnologiee molte innovazioni in giro per il mondo che sono già disponibili. Dobbiamo allineare noi stessi e allineare le nostre aziende, allineare il nostro Paese. Dobbiamo rimetterci in pari: capire qual è il cambiamento che sta arrivando, studiarlo, investire sulla ricerca e sviluppo e anticipare questo cambiamento.
Un esempio che vi voglio citare sono le Poste italiane che negli ultimi dieci anni hanno perso più di metà delle spedizioni di lettere (-50% in dieci anni) e stanno continuando a perdere con -4% anno dopo anno. Qualunque azienda con numeri del genere avrebbe qualche preoccupazione. Mi ha fatto molto piacere vedere il piano industriale di quest’anno di Poste italiane che ha ridefinito il modo in cui le poste opereranno: si sono focalizzati sui pacchi. I pacchi infatti cresceranno del 6 per cento all’anno ed è previsto che arriveranno a 7 miliardi di fatturato. E una grande componente di questo 6 per cento annuo e di questi 7 miliardi è dovuto all’e-commerce, 1,5 miliardi di questi 7 sono dovuti esclusivamente all’e-commerce e per questo motivo Poste ha iniziato a consegnare fino alle 8 di sera e il week-end specializzandosi sui pacchi.
Vorrei chiudere questa presentazione con una frase di Olivetti che diceva: “Il termine utopia è la maniera più comoda di liquidare ciò che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare“. E su questo penso sia tempo di far uscire le nostre utopie dai cassetti, iniziare a investire nell’intelligenza artificiale, nelle piattaforme di relazioni, di iniziare a creare una formazione continua delle persone accompagnandole per tutta la loro vita e non solo all’inizio della loro carriera lavorativa. E la mia personale utopia è immaginare l’Italia come una nazione finalmente innovatrice di stampo olivettiano.
Vi ringrazio!